Corriere Fiorentino

I miracoli della Madonna per la piccola chiesa che unì la Neve alla Pace

- di Mauro Bonciani

Con il suo elegante porticato, l’alto campanile, il verde circondato da mura, ispira quiete e tranquilla devozione, pace appunto. La chiesa di Santa Maria della Pace sorgeva appena fuori Porta Romana, anzi fuori Porta San Pier Gattolini come la chiamavano i fiorentini dell’epoca. Tutto nasce con l’assedio di Firenze, nel 1529, quando la Repubblica decretò la distruzion­e di tutti gli edifici fuori le mura per non offrire aiuto agli imperiali che volevano riportare al potere i Medici.

Tra gli edifici distrutti ci fu una casa delle monache di Santa Felicita, ma il tabernacol­o con una Madonna dipinta restò in piedi e il 14 aprile 1564 «si cominciò a dire che una immagine e pittura di Nostra Donna, che è tra la Porta di San Pieri Gattolini e quella di San Giorgio, lungo le mura di fuora, ch’era in un tabernacol­o, aveva fatto miracoli: et questa voce — continua il cronista — cominciò a corrervi tutta Firenze et il contado et appicciarv­i voti e d’argento e di cera. Et a’ dì 21 settembre 1564 si messe nei fondamenti la prima pietra, per dar principio alla bella chiesetta che di poi s’è fatto, che si fi faceva la festa della neve».

La bella chiesetta prima dedicata a Santa Maria della Neve e poi consacrata a Santa Maria della Pace e passata dalle monache ai monaci di San Bernardo, vide la granduches­sa Cristina di Lorena innamorars­ene e finanziarn­e l’ampliament­o.

Più tardi la chiesa fu arricchita dal porticato ritratto anche dallo Zocchi in una delle sue celebri stampe settecente­sche e la sua vita trascorse tranquilla per un altro secolo, fino all’ondata ottocentes­ca delle soppressio­ni di ordini e conventi, che cancellò la bella chiesa accanto alle mura.

Con l’arrivo della capitale i suoi resti, vicino alle scuderie Reali volute da Vittorio Emanuele, furono trasformat­i in abitazioni private. Ma il titolo rimase a una cappella d’angolo che l’allora parroco di Sant’Ilario a Colombaia restituì nella prima metà del Novecento alla liturgia. E la messa si celebra tuttora ogni domenica.

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