L’«IDIOT SAVANT» E LA SCUOLA CHE LO VALORIZZA
Caro direttore, il grande successo di Shaun («The Good doctor», serie televisiva su Rai 1), indica che è giusto rispettare e valorizzare talento e capacità, mettendo in secondo piano le difficoltà, anche importanti, e che questa convinzione sta diventando patrimonio comune. Shaun è un giovane medico che ha un’eccezionale memoria visiva che gli consente intuizioni brillanti. È un bell’esempio di quello che un tempo si chiamava un «idiot savant», definizione data alla fine dell’Ottocento da John L.Down, lo stesso che descrisse per primo il mongolismo. In una conferenza tenuta nel 1887 alla Royal Society of Medicine a Londra, espose su questo tema la sua esperienza relativa a una decina di persone che avevano delle capacità eccezionali su un fondo di ritardo moderato: uno di questi, per esempio, sapeva a memoria tutta la Bibbia. Usò il termine «idiot savant» perché a quel tempo la parola idiozia comprendeva tutte le forme di ritardo mentale: oggi la parola idiot deve essere cancellata, anche perché Shaun non è affatto ritardato ma ha un disturbo di tipo autistico.
Fra i savant c’è un brillante pianista, Marco, che conosco da quando era bambino e ha avuto una storia simile a quella raccontata nel film: poco valorizzato alle elementari perché più indietro degli altri, dimostra poi una passione per il suono delle campane di cui descrive dettagli sconosciuti ai suoi familiari. Da qui il passaggio alla musica è breve per cui si decide di fargli imparare a suonare il piano. Lì Marco rivela il suo talento nell’abilità sulla tastiera e in una strepitosa memoria musicale. Ha la fortuna di trovare un bravo insegnante che si batterà negli anni successivi in tutti modi perché il suo allievo vada avanti fino al Conservatorio di Santa Cecilia. Oggi Marco fa dei bellissimi concerti per piano e per lui non c’è bisogno di spartito: ha tutto nella memoria e le suonate di Liszt, Rachmaninov, Chopin, Beethoven gli vengono naturali nelle dita. Come Marco ci sono pochi altri: i savant sono molto rari, come spesso è raro il talento, che va cercato e coltivato al di là dei pregiudizi. Questi ultimi vorrebbero che nei giovani a scuola si cercassero i punti deboli, con una caccia a certificare il disabile per dargli l’insegnante di sostegno col risultato di avere nel nostro Paese figure di appoggio in rapporto 1 a 1, 10 volte di più della Francia . I ragazzi savant ci indicano un’altra strada: quella di ricercare in primo luogo le capacità nei giovani, anche in quelli con difficoltà e disabilità, e di valorizzarle. Per questa via è possibile che la solidarietà verso di loro si arricchisca in stima, rispetto e simpatia, anche da parte dei loro compagni.