Oltre ai barconi c’è di più Salvini e le imprese deluse
Dal Nord Est alla Toscana del Sud, le scelte del governo deludono le imprese. La Lega incide solo sul fronte migranti.
Il governo felpa-stellato lo chiama pomposamente «decreto Dignità» ma di dignitoso ha poco. Il decreto Di Maio — più correttamente — appena approvato dalla Camera rischia di essere una pietra di inciampo notevole per il consenso dell’esecutivo a guida Lega e Cinque Stelle, quantomeno per il côté leghista.
La riprova sta nell’accoglienza ricevuta dagli imprenditori veneti in questi giorni, storicamente vicini al centrodestra. A marzo hanno votato per la coalizione di Berlusconi e Salvini sperando che abbattesse il costo del lavoro per aziende e tagliasse le tasse: si sono ritrovati invece con un esecutivo che privilegia il reddito di cittadinanza e pensa di poter creare lavoro a colpi di decreto. Non è così: il governo ha soprattutto messo tutti gli ostacoli possibili ai contratti a termine attraverso le causali, l’aumento dei costi e la riduzione delle durate. Insomma, anziché facilitare la trasformazione dei contratti a termine in contratti stabili, ha scelto di alzare i costi del lavoro del contratto a tempo indeterminato, aumentando l’indennità per i licenziamenti illegittimi. Risultato: così saranno incentivati i ricorsi in tribunale. «Al mercato del lavoro — ha osservato di recente l’ex ministro Elsa Fornero — fa male il tentativo di asservire le regole non al suo migliore funzionamento, ma a obiettivi partitici di breve termine. Ci si dimentica la lezione di Angela Merkel, che non ripudiò mai le riforme “socialiste” di Hartz ma anzi le valorizzò, essendone premiata dai risultati occupazionali (basso livello della disoccupazione, con quella giovanile sostanzialmente allineata a quella media) e anche da quelli elettorali».
Ma non sono solo gli imprenditori veneti a essere arrabbiati. «L’economia del nostro Paese, la vita e lo sviluppo delle imprese italiane è gravemente minacciata dagli assurdi provvedimenti voluti dal ministro Di Maio all’interno del decreto Dignità», ha scritto qualche settimana fa sul Corriere Fiorentino Paolo Campinoti, presidente di Confindustria Toscana Sud, che poi ha attaccato sia il vicepresidente del Consiglio («Non ha mai lavorato dentro un’impresa»), sia il partito del Casalgrillo («Le norme inserite dai 5 Stelle palesano un’assoluta ignoranza sui temi di sviluppo d’impresa»). Secondo Campinoti «la maggior parte delle imprese sta facendo amari calcoli su quante persone non potranno essere confermate se il decreto rimarrà invariato, in Toscana Sud da una prima stima ammontano a diverse centinaia. Si deve smettere di cambiare quadri normativi con la velocità e la leggerezza di un battito d’ali, le imprese hanno bisogno di regole certe e durature per programmare il loro operato». In più, ha aggiunto Campinoti, «il decreto Dignità spazza via tutte le possibilità di interessamento verso il nostro Paese per investitori esteri». Confindustria Toscana Sud ha annunciato un dibattito per i primi di settembre che coinvolga i parlamentari eletti nelle province di Arezzo, Siena, Grosseto. «Nessuno si deve tirare indietro soprattutto i leghisti che da sempre hanno considerato centrale l’ascolto e la difesa delle esigenze delle imprese».
Gli imprenditori sono comprensibilmente preoccupati, così come nella Lega non mancano i distinguo. A partire da Luca Zaia, il governatore del Veneto che ha chiesto aggiustamenti e ripensamenti. Per Matteo Salvini non è un problema di poco conto, visto che il Nord-Est è il cuore pulsante del consenso leghista. Soldi e voti. Ma anche lo scontro frontale con le imprese in Toscana, regione che sta regalando soddisfazioni al centrodestra, potrebbe essere un errore grave.
Finché si tratta di prendersela con i migranti vagheggiando un’invasione che non esiste, Salvini può twittare quanto vuole e raccogliere consensi (anche se da un ministro dell’Interno ci si aspetterebbe ben altro, specie di fronte a gesti di razzismo non più solo episodici). Ma sulle partite importanti, che riguardano il futuro di territori fatti anche dalla carne viva delle aziende e dei suoi lavoratori, la Lega rischia di essere irrilevante. «La sua azione di governo contraddice quello che ha sempre detto» dice, a proposito di Salvini, Giorgio Mulè, ex direttore di Panorama, oggi deputato e portavoce di Forza Italia. «I Cinque Stelle lo fanno ballare sul decreto Dignità, sulla Tap, sulla Tav, sull’Ilva. Su tutto ciò che non riguarda qualche barcone, Salvini perde la verve e la capacità di essere incisivo».
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Cronaca, cronaca politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze ( e da qualche retrobottega) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva
Decreto Dignità, Tap, Tav, Ilva... Su tutto ciò che non riguarda il presunto allarme immigrati Salvini non incide