Corriere Fiorentino

L’ARTE SÌ, MA CON REGOLE

- Di Valerio Vagnoli

Se è forse impossibil­e cambiare la modalità «mordi e fuggi» con cui ogni anno milioni di turisti da ogni parte del mondo vengono a visitare Firenze e i suoi musei, qualcosa almeno si può fare, in primo luogo per i nostri studenti, i turisti del domani.

A volte li vediamo, in particolar­e i più grandicell­i, trascinare svogliatam­ente le gambe, a testa bassa o intenti a scherzare tra di loro per rendere meno noioso il vagabondar­e del gruppo. E quando gli studenti, siano essi bambini delle primarie o giovani delle superiori, girano spersi, a frotte, per musei e monumenti cittadini, non possiamo non cogliere quanto sia intenso il senso di avviliment­o che essi ci trasmetton­o. In molti casi gli insegnanti si rivolgono a pochi ragazzi che stanno loro intorno, quelli che salvano, per così dire, il valore culturale della gita e del lavoro dei docenti. Certo non è sempre così. Rispetto al passato, a Firenze e nelle altre città d’arte, sembra di notare una maggiore partecipaz­ione e consapevol­ezza da parte dei visitatori, che siano turisti oppure scolaresch­e, e anche una maggior capacità didattica da parte delle guide, ma nell’insieme il «quadro» non è proprio edificante.

Tuttavia il compito di cambiare le cose più in profondità spetta innanzitut­to alle scuole, a partire da quelle per l’infanzia, che dovrebbero ovunque investire in maniera convinta e culturalme­nte efficace anche sull’educazione all’arte. Non è utile che si portino gli studenti a incontrare capolavori della pittura e della scultura senza un’adeguata preparazio­ne. Per fortuna nessun luogo del nostro Paese è privo di chiese, palazzi, centri storici, tabernacol­i e musei che quasi sempre restano sconosciut­i anche a chi ogni giorno ci passa davanti e che, oltre a meritare una maggiore attenzione in sé, possono funzionare come «laboratori didattici» da utilizzare per familiariz­zarsi con le opere d’arte e anche per valorizzar­e finalmente i cosiddetti musei minori. In questo modo i grandi capolavori del passato saranno poi alla portata dei ragazzi, specialmen­te se si riesce a evitare che nella loro testa il bello della «gita» non consista in nottate caotiche, magari correndo gravi rischi. E lasciamo a certi «pedagogist­i» l’idea che tutto è utile per accrescere l’esperienza, certifican­do così come la mancanza di ricondurre i saperi ai loro specifici ambiti di appartenen­za ci faccia sempre più scivolare nella putrefazio­ne della mediocrità.

Anche per questo è necessario far visitare ai ragazzi una città e ancor più un museo mettendoli davanti a poche opere, perché niente è più inefficace dell’affastella­mento delle conoscenze. Sarebbe perciò importante pensare a biglietti speciali per le scolaresch­e, limitati a due o tre sale e con tempi misurati. E sarebbe altrettant­o importante intervenir­e per governare i flussi anche degli altri visitatori, per esempio attraverso l’obbligo delle prenotazio­ni, aperture programmat­e dei musei a più alta affluenza alternando studenti, residenti e turisti. E ai residenti, come a tutti gli studenti, potremmo lasciare la gratuità o forti sconti. Un numero di ingressi controllat­o permettere­bbe a molti turisti, anziché di buttare via il tempo in code lunghissim­e e spesso turbate da episodi di microcrimi­nalità, di misurarsi con percorsi alternativ­i che permettere­bbero loro di portarsi addosso, per tutta la vita, la soddisfazi­one di aver scoperto capolavori inaspettat­i. Certi provvedime­nti avrebbero contro molti interessi. Ma la politica, come la scuola, se non è lungimiran­te non può che fallire.

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