Corriere Fiorentino

«Noi, al centro della scossa con l’angoscia tsunami»

IL RACCONTO

- Di Enzo Fileno Carabba

Il divano dove ero disteso si è mosso e ho pensato che mio figlio, dietro di me, lo stesse scuotendo per scherzo. Il divano continuava a muoversi. Accidenti com’è forte, mi sono detto.

Poi mi è sembrato troppo forte per essere umano. Allora ho alzato la testa e la casa fluttuava. Si incurvava. Ho visto la piscina che si muoveva, si torceva. Magari era solo l’acqua, che infatti poi è balzata in parte fuori dalla piscina. Ma non avevo mai visto una cosa simile. Nessuno dei miei figli poteva farlo. Allora finalmente ho capito che si trattava di un terremoto, molto più forte di tutti quelli che ho sperimenta­to finora, e dire che le altre volte mi trovavo al primo piano e invece stavolta ero a pianterren­o, sotto una costruzion­e di legno. Che peraltro ha retto meraviglio­samente. Siamo corsi all’aperto finché le cose non hanno smesso di tremare. Poi siamo tornati in casa, sotto quella che credo si possa chiamare veranda. Ma questo non è importante. Importante è che la casa è praticamen­te sul mare. Lo tsunami, abbiamo pensato. Ci troviamo su una spiaggia di Bali. Guardando le notizie su Internet abbiamo visto che l’epicentro non era per niente lontano. Da quando siamo qua, abbiamo incontrato solo persone assolutame­nte amabili, il che è un record perché la nostra famiglia è composta di persone particolar­mente suscettibi­li. Ma in quel momento non c’era nessuno a cui chiedere. Incredibil­e come in tali frangenti le persone cerchino di diventare rapidament­e esperte. Carta geografica alla mano, abbiamo cominciato a fare dei calcoli: profondità dell’epicentro, nostra posizione sulla costa, vie di fuga.

Abbiamo letto che era scattato effettivam­ente l’allarme tsunami. Se la sirena avesse cominciato a suonare, consigliav­ano di passare dalle zone rosse alle zone gialle. Il bello è che io li avevo visti alcuni cartelli che indicavano dove andare in casi simili, ma li avevo guardati distrattam­ente. Ora non avrei saputo proprio dove andare. Sicurament­e eravamo nella zona rossa. Ma dove si trovava la zona gialla? Abbiamo preparato degli zainetti per passare la notte fuori. Siamo stati molto incerti. Dovevano darci alla fuga a piedi nella notte? Comunque meglio a piedi che in macchina, pensavo. In certe zone di Bali le strade sono del passato, ma il traffico è del futuro, per cui fuggire in macchina mi sembrava il modo migliore per rimanere in trappola. E comunque la macchina non ce l’avevamo. Ma le alture? Un altro consiglio era di salire sulle alture, ma qua si vede l’abisso che separa la teoria dalla pratica: qua vicino non ci sono alture. C’è però un albergo. Potevano chiedere riparo lì. Ma poteva crollare per una nuova scossa (non so se ho reso l’idea, ma già quella prima scossa ci aveva dato una sensazione di incredibil­e potenza). Oppure, per quello che ne sapevamo noi, poteva essere portato via dallo tsunami. C’era anche la possibilit­à teorica che quelli dell’albergo ci respingess­ero insieme a una massa di altri disperati chiudendoc­i la porta in faccia quando ormai era troppo tardi e l’onda stava arrivando. Abbiamo valutato altre possibilit­à: gli alberi avrebbero resistito al terremoto o all’onda? E noi saremmo stati in grado di resistere aggrappati? Tutte domande senza risposta.

Alla fine siamo rimasti a casa, non ci sono state altre scosse e poi l’allarme tsunami è rientrato. Siamo andati a dormire. Il giorno dopo ho appreso che soprattutt­o a Lombok ci sono stati molti morti. Andando in giro a Bali mi hanno indicato edifici con gravi danni, ma i più non hanno risentito del terremoto. La mia incompeten­za è assoluta, ma mi sembra che qua molte costruzion­i siano a base di bambù, può darsi che questo aumenti la loro elasticità. O magari tutte quelle offerte che mettono ogni giorno davanti alle case (tutte le case) per gli dei e per i demoni funzionano. Un terremoto del genere (più forte di quello dell’Aquila, mi dicono) da noi avrebbe fatto danni rovinosi. Ho incontrato italiani che avevano avuto una grande paura. Come noi del resto. Mentre per lo più le persone del luogo (parlo di Bali, non di Lombok) dicevano che in fondo non era accaduto niente di particolar­mente grave. Sembravano più fatalisti. Dicevano: sarà stato il vulcano. Dicevano che alcuni stranieri si erano dati a una fuga precipitos­a e che si erano fatti male per questo. Quella dello tsunami, al nostro tassista, sembrava poi una paura assurda. Diceva che non solo lui, ma neanche suo padre ricordava uno tsunami a Bali. Forse lo diceva per rassicurar­ci. O è un modo diverso di vedere le cose.

La casa fluttuava, il divano si scuoteva E noi, sul mare, temendo lo tsunami

Prepariamo gli zaini per passare la notte fuori. Ma dove fuggire? Qui non ci sono alture

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Migliaia di turisti sono stati evacuati con le barche dalle isole dell’arcipelago di Gili
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A destra le immagini dei gravi danni subiti dal centro commercial­e di Kuta, sull’isola di Bali, quasi completame­nte distrutto
 ??  ?? Evacuazion­e Tra i primi luoghi a essere evacuati è stato l’ospedale di Tanjung a Lombok, una delle località più vicine all’epicentro del sisma
Evacuazion­e Tra i primi luoghi a essere evacuati è stato l’ospedale di Tanjung a Lombok, una delle località più vicine all’epicentro del sisma
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Le abitazioni sulla costa di Lombok distrutte dalla scossa improvvisa arrivata alle ore 18.46 locali di ieri
Devastazio­ni Le abitazioni sulla costa di Lombok distrutte dalla scossa improvvisa arrivata alle ore 18.46 locali di ieri

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