Nel mezzo del cammin
Aspettando Veretout, Pioli vuole dare a Gerson le chiavi del centrocampo Ma il brasiliano, in ritardo di preparazione, deve bruciare le tappe. L’alternativa è Norgaard
Genio, sregolatezza, talento, indolenza, timidezza, un pizzico di ordinaria follia: Gerson. Uno capace di tutto. Nel bene, e nel male. Eppure la Fiorentina ha deciso di scommetterci. Convinta dal suo enorme potenziale e per nulla spaventata da un passato (recente) non incoraggiante. Qualche lampo (tipo la doppietta alla Fiorentina nello scorso campionato) e un mare di problemi. Sul campo, e fuori. Questo è stato, fino ad oggi, Gerson. Colpa, anche, di un carattere particolare. E di un padre un po’ troppo ingombrante che lo segue come un ombra, ne condiziona ogni singola azione. «Dovrebbe staccarsi da lui», sussurra chi ci ha avuto a che fare. Eppure, e veniamo alla strettissima attualità, non ci riesce. Basta pensare a quanto accaduto dopo la firma con i viola, e a quella fuga a Roma giustificata proprio con la voglia di star vicino al padre. In realtà, Gerson, ci stava ripensando. Esattamente come qualche settimana prima. La Roma lo aveva ceduto al Lille ma lui, una volta arrivato in Francia per visite e firma sul contratto, se l’è data a gambe. «Io qua non ci gioco». E così, eccolo a Firenze. Convinto da Monchi (con una bella lavata di capo) ad accettare il prestito secco. Una formula che ha fatto storcere il naso a molti. Eppure, era l’unico modo per averlo e Pioli, una volta sfumato Pasalic, lo aveva indicato come uno dei suoi preferiti per rinforzare il centrocampo. E qua veniamo al punto.
Perché il brasiliano, per la prima di campionato con la Sampdoria, è destinato a una maglia da titolare. Interno sinistro in un reparto che, nelle prime due giornate, dovrà fare a meno di Veretout, squalificato. Per questo Pioli lo sta «curando» con maniacale attenzione. Da lui, l’allenatore, si aspetta soprattutto una cosa: qualità. Nessuno del resto, tra i suoi compagni di reparto, ha le sue doti tecniche. Il suo sinistro, già messo in mostra in queste settimane, canta.
Sa palleggiare e verticalizzare, imbucare e cambiare gioco. Lo ha dimostrato anche domenica e, in particolare, nella prima gara della Opel Cup. Contro l’Athletic Bilbao infatti, è stato forse il migliore. Quarantacinque minuti pieni di giocate, nei quali ha fatto capire come mai Pioli abbia insistito tanto per averlo. Ora però, deve trovare ritmo e continuità. Perché la condizione non è ancora quella migliore. Anzi. Gerson ha saltato la prima parte di preparazione e fisicamente è indietro. Domenica, dopo 20’ della seconda partita, è stato sostituito. Non ne aveva più.
Eccolo, l’aspetto sul quale ci sarà più di lavorare nei dieci giorni che mancano al via del campionato. Contro la Samp dovrà necessariamente aver nelle gambe maggiore autonomia. Anche perché l’altro volto nuovo, Norgaard, deve ancora capire come funziona il calcio italiano. Gerson no e a Marassi, nonostante non sia da escludere l’arrivo di un altro centrocampista, partirà titolare. Pioli, del resto, si fida di lui. Ed è sicuro di poterlo finalmente trasformare in quel giocatore che, nell’estate di tre anni fa, aveva convinto il Barcellona a pagarlo (circa) 15 milioni. La storia, poi, ha raccontato altro. Prima Roma e oggi, appunto, la Fiorentina. Qua, il gruppo, ha deciso di coccolarlo. Con un «tutor» d’eccezione: Vitor Hugo. Ci parla, gli spiega le dinamiche dello spogliatoio, lo coinvolge. E poi Pezzella. Il capitano che, anche in questi particolari, ha ereditato il ruolo che fu di Astori. Lui, il brasiliano timido ma dai «colpi di testa» facili, ascolta, integrandosi ogni giorno di più. E se alla fine la Fiorentina avesse pescato l’asso dal mazzo?