Il «peso» dell’emozione spegne i sogni di Fabbri Dopo il record, la caduta
Un primo lancio al di sotto delle aspettative (18.04), poi due «nulli». Leonardo Fabbri, 21enne fiorentino di Ponte a Ema, condisce con troppa emozione il proprio esordio europeo nel getto del peso e dice addio ai sogni di finale. A Berlino, nella prima giornata della rassegna continentale di atletica leggera, Fabbri parte sottotono (distante dal russo Maxim Afonin: 20.04) e proprio nei due ultimi lanci il suo braccio trema più del dovuto. Misura nulla per due volte consecutive, e uscita anticipata dalla scena. Rimane comunque importante la stagione del pesista toscano, esploso a metà dello scorso luglio durante il meeting di Leira. Proprio in Portogallo Fabbri (2 metri d’altezza per 130 kg), un colosso di muscoli costruiti a proteine e bilancieri, aveva scritto una pagina indelebile nella storia di questa specialità, scagliando la palla di ferro oltre la distanza dei 20 metri (20.07), battendo il record nazionale outdoor under 23 che apparteneva a un altro illustre fiorentino (l’oro olimpico Alessandro Andrei: 19.92 nel 1981), e superando una distanza che nessun azzurro da 14 anni era riuscito ad oltrepassare. «Questi Europei rappresentano un grande traguardo, ma soprattutto un punto di partenza. A mantenermi con i piedi per terra ci pensa il mio allenatore, Franco Grossi. Dopo il record di Leira, la prima cosa che mi ha detto è che la prossima volta avrei dovuto fare meglio» aveva anticipato Fabbri alla vigilia della rassegna berlinese. Nonostante la delusione europea il suo futuro si conserva tutto intero, come una sfera di ferro da lanciare sempre più lontano. «Vengo da una famiglia di sportivi, mio padre Fabio è stato un buon centometrista e ho un fratello più piccolo, Daniele, che promette bene e sta battendo i miei record giovanili — continua — Per me l’atletica è stata come una destinazione obbligatoria. Sono partito dai campi di Sorgane, poi al Ridolfi con la Firenze Marathon, ora sono tesserato Aeronautica. Ho lasciato l’Università anche se vorrei riprenderla».
Per lui lo sport è un’alchimia speciale di sacrifici («mi alleno 5 ore al giorno, tanta corsa, tanti esercizi per migliorare l’elasticità»), di affetti («devo ringraziare la mia ragazza Giulia che è giavellottista, mi ha dato una spinta immensa») e di idoli del passato chiamati Nicola Vizzoni e Alessandro Andrei. «Anche se Vizzoni praticava il martello, mi ha sempre affascinato per il suo stile — conclude — Di Andrei mi ha sempre colpito l’espressione aggressiva in pedana, quel suo saper mettere paura agli avversari». È già ora di pensare al riscatto.