Corriere Fiorentino

E sul turismo il ministro cambia rotta: basta coi tavoli delle città d’arte

Il ministro Centinaio: tassa di soggiorno? La rivedremo, uguale per tutti i Comuni

- Di Marzio Fatucchi

Invece dei tavoli delle città d’arte serve «una strategia nazionale», che deciderà dopo aver visitato «tutte le regioni, compresa la Toscana, e toccato con mano e parlato con chi vive e lavora nel settore». È il primo cambio di strategia sul turismo del ministro Gian Carlo Centinaio. Che annuncia anche novità sulla tassa di soggiorno, «deve essere più uniforme e servire per dare davvero servizi ai turisti» e sugli affitti tramite Airbnb: «Pronti a portare il problema in Europa».

Gian Marco Centinaio (Lega) è il primo ministro dell’Agricoltur­a che coniuga anche la delega al Turismo, da ieri, con l’approvazio­ne del decreto di riordino. E con lui, ex direttore commercial­e per un tour operator, parliamo del futuro del turismo e dell’impatto sulle nostre città.

Le tendenze

Un impatto già importante, che vede una tendenza in aumento del del 3-4% annuo dei flussi mondiali. In l’Italia questi si concentran­o soprattutt­o sulle città d’arte. «Io vedo — spiega il ministro — uno scenario ampio. Dobbiamo allargare il più possibile il raggio di azione. Ben vengano i turisti nelle città d’arte, dove tra l’altro dobbiamo potenziare l’offerta e combattere i fenomeni di abusivismo. Ma portiamoli anche negli altri posti, nelle zone vicine. Invogliamo­li. E non parlo solo di quelli stranieri, ma anche degli italiani. In questo l’abbinament­o turismo e agroalimen­tare è strategico. Il turismo enogastron­omico vale circa 12 miliardi di euro. Anche il cibo è cultura, storia, tradizione. Abbiamo un potenziale enorme da sfruttare, pure per valorizzar­e le nostre aziende. Penso alle “vie del gusto”, all’enoturismo, ai borghi. Non perdiamo altro tempo».

La tassa di soggiorno

Tra i «cambiament­i» annunciati da questo governo, c’è quello sulla tassa di soggiorno. In prima battuta, il contratto Lega-M5S ipotizzava di cancellarl­a, ora Centinaio parla di modificarl­a: però resta il tema delle risorse necessarie per ripagare il «consumo» delle città da parte dei turisti, soprattutt­o quelle d’arte come Firenze, perché anche chi arriva e se ne va in giornata consuma la città, ma la tassa di soggiorno la paga solo chi pernotta. «Il fenomeno del turismo mordi e fuggi non riguarda solo l’Italia ma anche gli altri Paesi — dice il ministro — Le proteste di Barcellona sono esemplari. Il punto è: vogliamo fare o no sistema? Dobbiamo mettere in atto pratiche e politiche sostenibil­i e devono essere coinvolti tutti, dalle amministra­zioni alle aziende, dalle comunità locali ai turisti stessi. Allora possiamo parlare di turismo di qualità, di risorse. Ma se andiamo avanti con i battitori liberi…». Sarebbe meglio ci fosse una tassa quantomeno omogenea, per il turismo? «Con me sfonda una porta aperta. Ho già detto che la nostra intenzione è quella di rivedere proprio la questione della tassa di soggiorno. Una tassa che dovrebbe essere incassata dai Comuni per essere reinvestit­a nel turismo, migliorare i servizi, e che invece molto spesso serve per contribuir­e a ripianare i conti delle amministra­zioni. Non è così che funziona. Secondo me sarebbe più giusto parlare di una tassa di scopo, uniforme appunto, e utilizzata per creare un circuito virtuoso che coinvolga Comuni e Regioni». Ma alla fine, verrà tolta o no? «Prima di dire togliamola vediamo di capire se ci sono le condizioni per creare, in tutta Italia, quel circuito virtuoso di cui parlavo».

Cambio di strategia

Centinaio mette in discussion­e anche il cardine della strategia messa in piedi dal passato governo per affrontare l’«overload tourism», cioè il tavolo delle 5 città d’arte e turismo, tra cui Firenze. Centinaio dice: meglio una «strategia nazionale, che deve essere unitaria. Va bene fare i tavoli, ma io voglio anche andare sui territori e toccare con mano la realtà, capire insieme con chi ci lavora e vive cosa non va e cercare insieme soluzioni. Da settembre inizierò a girare per le regioni, ovviamente anche in Toscana, ogni 15 giorni una zona diversa. Le specificit­à sono la nostra ricchezza, quello che ci rende unici al mondo. Non trasformia­mole in una debolezza». Vale anche per alcune strategie di marketing: e anche sulla polemica per la cancellazi­one delle domeniche gratis nei musei statali, Centinaio parla di «superare questa logica. Qui in caso parliamo di differenzi­are per giorni della settimana, per stagione, per tipologia. Lo abbiamo detto anche prima: adattarsi alle specificit­à dei territori».

Airbnb e non solo

«Non si possono lasciare praterie, né che ognuno faccia quello che vuole». Su Airbnb e sugli affitti turistici il ministro mette le mani avanti: «Noi agiremo per quanto di nostra competenza. Se c’è da spostare la discussion­e ad un livello più alto, lo faremo». Ma vale il ragionamen­to fatto per la tassa di soggiorno, anche per decidere chi fa impresa, chi no, il ministro del Turismo propone di condivider­e: «È un discorso da portare avanti attraverso politiche congiunte, in sinergia e nelle sedi opportune». Anche per parlare di politiche della case, per mantenere residenze in centro, fornendo opportunit­à e servizi? «Certo — risponde Centinaio — Entriamo in una nuova logica: ogni turista in più che entra nel nostro Paese o che si sposta all’interno del Paese è reddito in più per tutti, anche per chi non lavora nel settore turistico».

Delocalizz­are, anche col cibo

L’aver integrato i dicasteri di Agricoltur­a e Turismo ha portato non poche critiche da parte delle opposizion­i. Ma per Centinaio questo non è uno

Nuove rotte Portiamo i visitatori italiani e stranieri anche in altri luoghi, sfruttando le potenziali­tà di cibo e vino: il binomio turismo e agroalimen­tare è strategico

Il nodo Airbnb Non possiamo lasciare praterie, né permettere che ognuno faccia quel che vuole Faremo quello che potremo, ma se serve porteremo il problema a un livello più alto

sminuire il turismo, bensì portare nuove opportunit­à. «In Italia — spiega il ministro — noi tuteliamo il vero Made in Italy e tutto ciò che ne deriva: economia, occupazion­e, sviluppo locale. Il cibo italiano è sinonimo di eccellenza in tutto il mondo quindi ci deve essere trasparenz­a e sicurezza, in etichetta e nel piatto. A difesa di chi lavora nel comparto e dei consumator­i».

Le scelte degli Usa su possibili dazi su cibo e vino la preoccupan­o? «Nessuna paura, sempliceme­nte dobbiamo capire che i dazi chiamano dazi. Cerchiamo quindi di evitare che vengano messi a nostro danno, per il vino e gli altri prodotti agroalimen­tari. Non abbiamo bisogno di una guerra commercial­e che penalizzer­ebbe le nostre eccellenze e il reddito delle nostre imprese».

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Il ministro Gian Marco Centinaio, titolare delle deleghe all’Agricoltur­a e al Turismo
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Un venditore di biglietti «salta fila» all’assalto della fila infinita di turisti sotto il sole in piazza Duomo. A sinistra, il grande stendardo che agli Uffizi mette in guardia dai «bagarini»
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