Corriere Fiorentino

Stesso lago, stesso video (a Castel Ruggero)

Tra i nudisti, a riprendere l’acqua. Dieci minuti al giorno su Youtube

- Di Sergio Oricci

«Quindi è questo che fai».

«Più o meno».

«Te ne stai tutto il giorno a Castel Ruggero e?» «E registro».

«Registri cosa?»

«Il lago».

Guardo il lago. Non c’è niente di speciale, è un lago qualsiasi. Nell’aria profumo di erba, arriva da un gruppetto di ragazzi con cani. I ragazzi sono seduti in cerchio, i cani sembrano tutti mezzi addormenta­ti.

«Pensi di continuare ancora per molto?»

«Fino a settembre, quando inizia la scuola».

Mentre parliamo vedo un uomo nudo che prende il sole, disteso sulla pancia. Di fianco a lui una ragazza, nuda anche lei. Ha i peli del pube tinti di verde fluo.

«Hai visto?»

«Qui è pieno. Di nudisti, intendo. Ma sono quasi tutti uomini».

«Riprendi anche loro?» «No, solo l’acqua». Ricomincio a guardare l’acqua. Stiamo zitti per almeno cinque minuti.

«Da quand’è che vieni al lago?»

«Da giugno». «L’estate scorsa non venivi?» «Solo quando ci siamo venuti insieme».

«Che si faceva l’anno scorso ad agosto?»

«Si andava dalla Vio». «Vero. Perché non ci si va più?»

«Ha litigato con Lore». «Con noi però non ha litigato».

«Ho capito, ma che si fa? Andiamo dalla Vio senza Lore?»

«Mica è vietato».

«No, ma è brutto».

«Quanti iscritti ha il canale?» «Diecimila, più o meno. È ancora lunga la strada per arrivare al milione».

«Posso dirti la verità?»

Non mi risponde, lo prendo per un sì. «Secondo me non ci arrivi, con un canale in cui i video sono tutti uguali».

«Non sono uguali. Ogni video è girato in un giorno diverso».

«Ok, ma c’è sempre il solito lago. Dieci minuti al giorno di Castel Ruggero e bona, nient’altro».

«Il tema è molto preciso, questo è un vantaggio».

«Ma poi perché proprio Castel Ruggero? Con tutti i laghi che ci sono».

«Intanto è un lago artificial­e»

«E quindi?»

«A te piace il naturale, a me il sintetico. Da sempre».

L’uomo nudo si tuffa in acqua, proprio davanti al cartello di divieto di balneazion­e. «Perché non si può fare il bagno?» «Non ne ho idea. Comunque nuotano tutti». «E se qualcuno nuota nella zona di lago che stai riprendend­o?» «A volte tengo il pezzo, altre no. Dipende». «Da cosa?»

«I video durano dieci minuti, cerco di mettere su Youtube quelli più significat­ivi. Devono essere consecutiv­i, niente montaggio».

«A me sembrano tutti uguali».

«Non li guardi con attenzione. L’acqua non è mai uguale a se stessa.»

«Ok, ma qual è lo scopo? Hai visto chi sono gli youtuber che vanno? Fanno gameplay, sfide con le fidanzate, cose così».

«Lo scopo è il progetto in sé. E poi a parte l’artificial­ità, questo posto ha tante storie da raccontare».

«Per esempio?»

«Prova a stare zitto per un minuto».

«Allora?»

«Non hai sentito niente?» «No».

«Non ascolti con attenzione. Si dice che si possano sentire le urla disperate di un fantasma».

«Bah».

«Quindici anni fa hanno ripescato un cadavere dal lago».

«E cosa c’entra coi tuoi video? Non scrivi niente in descrizion­e, si vede solo il lago».

«Le cose sono successe qui. In qualche modo è ancora possibile vederle, attraverso l’acqua».

«Aspetti che il fantasma esca fuori per fare un video virale?»

«Non aspetto niente, il lago mi basta».

«Perché non inizi a giocare a Clash Royale?»

«A che?»

«Un gioco per Android, va forte su youtube». «Non voglio fare video di gameplay. Dovresti smettere di guardare Favij e iniziare a seguire Benjamin Bennett».

«Chi?»

«Benjamin Bennett. Un ragazzo che fa video di quattro ore in cui sorride stando seduto». «Il senso di stare seduto per quattro ore?» «Farci un video. Una volta per non alzarsi si è pisciato addosso».

«Fa ridere?»

«Tutto l’opposto».

Mi concentro ancora sul lago. L’acqua luccica, dalla superficie sembrano venire fuori tante piccole teste scintillan­ti.

«Sai cosa mi ha detto una volta Jana?» «Jana?»

«Ti ricordi? La ragazza con cui stavo in quinta ginnasio».

«Ancora ci pensi, dopo tre anni?»

«È stata importante».

«Ma non eravate stati insieme due settimane?»

«Lo vuoi sapere o no cosa mi ha detto?» «Vai».

«Mi ha detto che non voleva perdermi nella folla scintillan­te».

«Bello».

«Sì, quando me l’ha detto ho pensato subito al mare. Ci ho ripensato adesso, guardando il lago che luccica».

«Ma perché hai chiamato il canale “Una mia fotografia”?»

«È preso da una poesia di Margaret Atwood. A un certo punto parla di un lago, sullo sfondo di una fotografia».

«E che dice?»

«Lei è nel lago, appena sotto la superficie. È difficile da individuar­e, è difficile capire dove sia esattament­e. Ma se si guarda abbastanza a lungo, si riesce a vederla».

«Come nel tuo canale?»

«Sempre che dieci minuti al giorno siano abbastanza».

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 ??  ?? Sergio Oricci (Fiesole, 1982). ha scritto articoli e racconti su riviste letterarie («In fuga dalla bocciofila», «Crapula», «Cattedrale», «Split», «Tuffi», «Altri Animali») e antologie («Odi», effequ). Ha pubblicato i romanzi «Bianco shocking»...
Sergio Oricci (Fiesole, 1982). ha scritto articoli e racconti su riviste letterarie («In fuga dalla bocciofila», «Crapula», «Cattedrale», «Split», «Tuffi», «Altri Animali») e antologie («Odi», effequ). Ha pubblicato i romanzi «Bianco shocking»...

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