Ma gli arrivi aumentano E spostarli è più difficile
Delocalizzare sembra la parola magica di tutti coloro che affrontano il tema della golden horde, l’orda d’oro (come la definì la Fondazione Cesifin), la massa di turisti che affolla sempre di più le città d’arte. Ma con un aumento del 3% l’anno degli arrivi, come previsto da qui ai prossimi 10 anni almeno, sono da «delocalizzare» migliaia di turisti al giorno. Le stime parlano di 16 milioni di presenze nel 2030: 6 in più dei quelli nel 2018. Delocalizzare significa quindi trovare da fare qualcos’altro ad una media di 16 mila turisti al giorno, da portare fuori dall’asse UffiziDuomo-Accademia, per parlare della situazione fiorentina. «È ovvio che i turisti a Firenze cerchino i must see, le tappe obbligate» spiega Giancarlo Carniani, membro degli albergatori di Confindustria e inventore di Buy Tourism online, la grande fiera dell’innovazione del settore. «Delocalizzare è difficile, ma possiamo agire sui tempi con la tecnologia — spiega Carniani — I turisti a Firenze spesso arrivano senza prenotare niente, se riusciamo ad evitargli, con app e tecnologia, enormi file, e fargli organizzare meglio il tempo, potranno visitare anche altro e evitare di “affogare” la città. Per questo da settembre proporremo sconti nei musei minori agli ospiti nei nostri alberghi». Irene Sanesi, presidente dell’Opera di Santa Croce e anche lei esperta di turismo e beni culturali, però mette le mani avanti: bene le strategie nazionali unitarie ma «alcune realtà italiane devono stare su tavoli in cui si superi la logica regionale. Altrimenti, rimangono convitati di pietra». Anche lei è convinta che Firenze abbia raggiunto il limite della sostenibilità sul fronte del turismo, anche lei è convinta che occorra lavorare «attraverso servizi e qualità dell’offerta. Perché se al Pecci, o alle Ville Medicee, non ci sono mezzi pubblici e ci arrivi solo in auto, pensare che un turista si “delocalizzi” da solo è utopia. Occorre un patto di prossimità che leghi trasporti e proposta culturale. Le persone hanno una domanda di cultura di qualità, che parli linguaggi diversi. Ma occorre uno sforzo per tenere insieme tutto, pensando a soluzioni ad hoc per ogni situazione». La tendenza è globale: «Anche a Vienna hanno gli stessi visitatori, ma Firenze li ha concentrati in un fazzoletto di km quadrati» ricorda Carniani. E globale è anche la tendenza all’ospitalità cercata sul web, attraverso i portali dedicati: ormai, spiegano da Airdna, a Firenze sono 20 mila gli appartamenti offerti durante l’anno su Airbnb. Altre migliaia, imprecisate, sono su Booking. Con dinamiche di espulsione dal centro di residenti: perché la spinta della rendita immobiliare è forte, soprattutto in assenza di servizi alla residenza.