UNA MOSSA AZZARDATA (E UNA PROVA DI FORZA)
(p.e.) Con una decisione senza precedenti, l’assessore Tirelli, al quale è stata attribuita la delega del Palio, ha già reso note le sanzioni richieste per le infrazioni alle regole commesse nel Palio di luglio, che finora venivano formulate dopo il Palio dell’Assunta in un quadro complessivo comprensivo di entrambe le carriere.
Le sanzioni sarebbero state definitivamente deliberate, dopo eventuali modifiche anche a seguito degli eventuali ricorsi, entro il 30 novembre. La svolta era stata annunciata dallo stesso sindaco nei giorni della carriera di Provenzano, ma il preavviso non ne ha affatto smorzato l’impatto. Anzi. Innanzitutto hanno protestato le Contrade che in pochi giorni (10) adesso devono stilare e presentare le memorie difensive, mentre tutti sono già impegnati nella preparazione del Palio d’agosto. Per correre ai ripari il sindaco ha ipotizzato una proroga dei termini di presentazione delle memorie difensive, ma l’idea non è stata accolta: era proprio necessaria questa frettolosità da parte di un giunta che si prefigge «una revisione totale — secondo le parole dell’assessore — del modo di valutare le circostanze»? Non era opportuno che prima ci fosse stato un chiarimento puntuale delle nuove «linee guida»? Nel merito, poi, le sanzioni non hanno convinto tutti gli osservatori. Certamente era auspicabile che si usasse severità per il clamoroso, ostentato rifiuto di alcune Contrade di rispettare l’ordine di ingresso fra i canapi: usare la mano leggera avrebbe significato sancire l’anarchia della mossa e lo stravolgimento di un momento cruciale per l’esito della corsa, vanificando il ruolo della sorte (ma da questo punto di vista, in proporzione, il fantino della Tartuca, colpito dalla squalifica per 6 palii è stato trattato meglio della stessa Contrada, che dovrà — sempre che le proposte dell’assessore siano accolte — saltare due carriere per responsabilità oggettiva). Ma non è il caso di soffermarsi sulle singole proposte. In generale si può dire che c’è stato un certo inasprimento. Il punto più discutibile della linea presa dall’Amministrazione è però quello relativo ai cosiddetti «fronteggiamenti» del dopocorsa tra gruppi di contradaioli. Né una deplorazione né una censura per episodi durati anche a lungo, ma archiviati come scazzottate che rientrano a pieno titolo nella tradizione festa senese, come più volte ha detto il nuovo sindaco, che da avvocato difende alcuni contradaioli del Nicchio nel processo penale avviato dalla Procura senese per le risse scoppiate nell’agosto 2015. «Cazzottate», dunque: è la verità, ma siccome si tratta pur sempre di atteggiamenti violenti, che negli ultimi anni hanno perfino trasceso le regole non scritte del galateo contradaiolo, la decisione potrebbe rendere più complicato per le dirigenze di Contrada il controllo dei più esagitati, che potrebbero credere di essere finalmente entrati nella stagione delle «mani libere», sempre e comunque. Inoltre, fare uscire, di fatto, i «fronteggiamenti» dall’orbita della giustizia paliesca potrebbe rivelarsi un incentivo per nuovi interventi della magistratura ordinaria. Che difficilmente potrebbe ormai accettare il principio di un rito non solo extra legem, ma privo di ogni regola di comportamento soprattutto nel tumultuoso dopocorsa. Il Comune, semmai, avrebbe dovuto percorrere la strada di un maggior rigore per dimostrare che quanto al Palio Siena sa far da sé. Vedremo. Sicuramente De Mossi ha dimostrato la volontà di toccare subito le corde più sensibili della città, con esiti tutt’altro che prevedibili sul fronte del consenso, dal momento che guida peraltro una giunta ancora incompleta. A meno che non si sia trattato di avventatezza, è un segnale di novità. Con una risonanza e effetti che sarebbe sbagliato non cogliere da subito.