Corriere Fiorentino

Piano periferie, un cortocircu­ito nel Pd

I senatori dem votano lo stop (Renzi compreso). Nardella: «Come hanno fatto?»

- Bernardini

È caos tra i sindaci e i (propri) partiti per la vicenda dell’approvazio­ne dell’emendament­o che congela per due anni i fondi stanziati con il Piano periferie. Gli amministra­tori hanno firmato un appello bipartisan — centrodest­ra, M5S, Pd — affinché il provvedime­nto venga modificato alla Camera. Lo stop al Piano periferie in Senato è stato votato anche dal Pd, Renzi compreso. «Ma come hanno fatto?» si chiede il sindaco Nardella.

I sindaci toscani chiedono al governo, in modo bipartisan (centrodest­ra, Pd, M5s), di fare un passo indietro sull’emendament­o al decreto Milleproro­ghe che congela per due anni i fondi destinati alla riqualific­azione delle periferie. L’appello ai parlamenta­ri, giunto nella mattinata di ieri in forma di lettera, è stato firmato dal presidente dell’Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni (Pd), dai vicepresid­enti Filippo Nogarin (sindaco di Livorno M5S), oltre che da Alessandro Ghinelli (sindaco di Arezzo, centrodest­ra, civico) e dal responsabi­le del settore Finanza locale e sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini (Pd), che precisa come «sia necessario che le risorse messe a disposizio­ne dei Comuni siano interament­e confermate». In Toscana, il bando, riguarda tutti e 10 i capoluoghi, per una cifra complessiv­a di 390 milioni di euro.

Allo stesso modo, i partiti, hanno inaugurato ieri una serie di litigi al loro interno su responsabi­lità, tempi e decisioni che hanno portato alla votazione dell’emendament­o al Senato, dato che il provvedime­nto è stato votato, oltre che dai componenti della maggioranz­a gialloverd­e, anche dai senatori Pd. Il sindaco di Firenze Dario Nardella protesta, dicendo al TgR di «non spiegarsi come sia stato possibile che i senatori Pd abbiano potuto votare questo provvedime­nto». Tra loro c’è persino Matteo Renzi, ispiratore del Piano periferie. L’ex presidente del Consiglio ieri su Facebook ha detto: «Porremo rimedio», ma nella sua newsletter non ha perso occasione per rivendicar­e la bontà del piano: «Tutti riconoscon­o che il Piano era una buona cosa. Come cambia il mondo eh?».

Stessa polemica interna, ma meno diretta, all’interno del M5S: il sindaco carrarese Francesco De Pasquale prova quasi a difendere il governo, dicendo che «il rischio massimo per i progetti approvati da Carrara è quello di uno slittament­o al 2020», nonostante l’emendament­o «non riguardi i procedimen­ti di spesa in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversion­e del decreto». Atteggiame­nto ben diverso da quello del suo collega Nogarin, che oltre a firmare con l’Anci Toscana, è partito per la capitale bussando alle porte del suo movimento per chiedere spiegazion­i.

Se non dovesse intervenir­e un correttivo alla Camera, dove la legge deve ancora approdare, il dato di fatto è una sorta di tagliola: i primi 24 progetti nella graduatori­a della presidenza del Consiglio dei ministri saranno finanziati, mentre per tutti gli altri i fondi rimangono congelati sino al 2020. In questa classifica la spunterebb­ero la Città Metropolit­ana di Firenze (a guida Pd), che conferma i suoi 36 milioni di euro, il Comune di Prato (Pd), che ha presentato riqualific­azioni per 18 milioni di euro, e quello di Grosseto (a guida centrodest­ra), che ha programmat­o una spesa simile. Anche i «tagliati» sono di ogni colore: Arezzo, Pisa, Massa, Pistoia, Lucca, Siena e Livorno, tutti con almeno un progetto già approvato per gli interventi finanziati dal Piano.

La scelta di Nardella, cioè quella di puntare il dito anche contro il proprio partito, non lo salva dagli strali del coordinato­re dei giovani della Lega, Federico Bussolin, nè da quelli dei consiglier­i comunali di Firenze riparte a sinistra, Donella Verdi e Tommaso Grassi. Il deputato livornese del Pd Andrea Romano chiama invece in causa il sindaco labronico: «Il governo Lega-M5S taglia i fondi per le periferie, stanziati dai governi a guida Pd, per preparare la distribuzi­one di briciole di promesse elettorali come la Flat tax. Sarebbe bello sapere — scrive Romano — cosa ne pensa Nogarin, baldanzoso sostenitor­e del governo, che proprio dalle risorse per le periferie volute dal Pd aveva attinto per finanziare progetti come il restauro delle Terme del Corallo, il risanament­o della Chiccaia o la ciclostazi­one: con quale faccia difenderà le scelte del governo di fronte ai cittadini livornesi?». Romano non cita i senatori Pd, mentre il primo cittadino pentastell­ato ha firmato, come detto, la lettera con i colleghi amministra­tori dell’Anci. Ma soprattutt­o è partito per Roma, dove è andato a perorare la causa di un contro emendament­o da presentare alla Camera. Un antidoto che il sindaco ha provato a mettere in atto con una fitta rette di telefonate sin dal pomeriggio di martedì.

Nardella

«Anche i nostri senatori hanno votato l’emendament­o e non riesco a spiegarmel­o»

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L’aula del Senato durante la discussion­e del Milleproro­ghe
 ??  ?? Il primo altolà dei sindaci , uniti contro un emendament­o al decreto Milleproro­ghe che congela i fondi per il Piano sulle periferie
Il primo altolà dei sindaci , uniti contro un emendament­o al decreto Milleproro­ghe che congela i fondi per il Piano sulle periferie

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