La fiaba della nobildonna che ha scelto la libertà
Tra la Toscana e l’Umbria la storia di Paola Menesini Lemmi Brunelli. Dedicata ai giovani
C’era una volta … Potrebbe cominciare così il racconto della vita della nobildonna Paola Menesini Lemmi Brunelli che all’insegna della libertà ha intrecciato due secoli come in una favola. Una storia movimentata e sempre interpretata con il sorriso e ora lo spunto di Creando il mare, fiaba contemporanea in cerca di editore. Presentata in forma privata nel restaurato Convento dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia di proprietà di famiglia alla festa dei 50 anni del più piccolo dei 5 figli Alberto Brunelli, tra l’altro neo presidente della Fondazione Violetta Caprotti, la favola è stata scritta a 4 mani dalla nobildonna e dal giovane Giovanni Maria Gambini. «È la mia prima opera — racconta Gambini — Lavorando con Alberto ho avuto l’opportunità di conoscere Paola e mi ha contagiato. Ne è uscita fuori una fiaba per adulti che mixa la fantasia con la realtà per restituire la biografia di una donna che in un’Italia molto diversa da quella attuale, seguendo l’istinto della libertà, ha realizzato contro ogni aspettativa i suoi sogni». La protagonista è la discendente di una famiglia che nei primi del ’900 aveva tenute e proprietà tra la Toscana e l’Umbria. «A San Quirico d’Orcia — racconta Paola che a 84 anni ha lo sprint e la memoria di una ventenne e il senso dell’umorismo di chi sa come leggere la realtà — il ramo della mia famiglia Lemmi di Montegabbione dal 1700 aveva palazzi, castelli e conventi sparsi per la campagna che era della medesima bellezza disarmante di oggi anche se meno turistica. Mio padre faceva il medico legale, era professore universitario e venne trasferito a Perugia. È là che conobbi il ragazzo che divenne per mia scelta mio marito, Ferdinando Brunelli». Non un nobile, anche se avrebbe guadagnato con lo studio e la capacità una posizione prestigiosa — dall’Iri dove lavorò sotto un giovane Prodi, divenne amministratore delegato della Aet Telecomunicazioni di Torino, del gruppo Iri-Stet. Un matrimonio d’amore che Paola coronò in barba a quanto la famiglia aveva pianificato per lei. «Laureata in chimica farmaceutica rinunciai alla carriera di ricercatrice universitaria e, all’inizio, alla vita di agi a cui ero abituata, eppure la mia fu una scelta vincente. Ho avuto 5 figli, per seguire l’uomo che amavo andai a vivere a Roma con la possibilità, appena si poteva di scappare e tornare nella mia Toscana della Val d’Orcia e dell’Argentario dove nel 1973 mio marito mi regalò quella che è diventata Villa La Prunella con un gioco di parole che unisce la lettera del mio nome al cognome da sposata. Un posto magico frequentato da pochissime famiglie che qui si ritrovavano in un clima di amicizia e rilassata mondanità. Mio marito divenne anche il presidente del consorzio e si adoperò sempre per mantenere integra la bellezza la autenticità e di questo luogo». Aneddoti, nomi reali e finzioni narrative si rincorrono nel libro. «Proprio come nelle favole spero che questa mia storia faccia volare in alto la fantasia e sia di stimolo alle donne e ai giovani di oggi che, pur avendo maggiori strumenti di emancipazione, tentennano nel seguire con fermezza il valore della libertà e della condivisione».