«A questi giovani serve un’educazione E anche ai genitori»
«La punizione più efficace per questi ragazzi? Sicuramente impiegarli in un’attività di volontariato in una comunità, per aiutare anziani e invalidi, potrebbe essere una soluzione ma non basta. Occorre anche che prendano coscienza dell’errore commesso nello sparare a un migrante. Dovranno affrontare un percorso di revisione critica del loro comportamento. In pratica dovranno essere educati insieme ai genitori».
Voce pacata, tono determinato Anna Benigni, psicologa esperta in criminologia, lavora da anni come consulente per la Procura per i minorenni di Firenze e la Procura di Prato. «Credo ai due ragazzi quando dicono di aver agito per goliardia, ma in realtà hanno frainteso il senso del gioco».
Perché due tredicenni escono di casa con una pistola?
«Quando un ragazzo impugna un’arma o imbratta una scultura non è stato educato al rispetto per la vita e per la collettività. Gli episodi di intolleranza tra minorenni verso chi è diverso sono sempre più diffusi e nascono da un vuoto di valori nella famiglia, forse legato a una evoluzione della società».
È possibile che i genitori dei tredicenni fossero completamente all’oscuro di quello che facevano i figli? «Questi ragazzi sono stati abbandonati a loro stessi, i genitori non sono stati capaci di educarli con autorevolezza e severità. È un fallimento educativo. Tenere una scacciacani modificata in casa è fuori da qualsiasi regola di buon senso».
Quale deve essere il ruolo dei genitori? «Purtroppo capita sempre più spesso che padre e madre vogliano essere amici dei figli, senza capire che invece hanno un ruolo di educazione al rispetto. Nel microcosmo della famiglia si creano regole di comportamento, che vengono impartite dai genitori e che il figlio ha il dovere di rispettare. Una volta apprese verranno utilizzate sempre, da bambino sui banchi di scuola e poi da adulto nella società».
Facciamo fare loro del volontariato in una comunità per anziani o invalidi