«Consob sapeva del crac di Etruria» I giudici annullano le sanzioni al Cda
La Corte d’Appello punta il dito contro la mancata vigilanza sui conti della banca
La Consob sapeva fin dal dicembre 2013 della gravissima situazione in cui si trovava Banca Etruria, grazie ai documenti e alle informazioni ricevute da Bankitalia, e dunque le sanzioni comminate ad amministratori e sindaci revisori, per le informazioni che avrebbero omesso di inserire nel prospetto dell’aumento di capitale di fine 2013, vanno annullate. È quanto ha disposto ieri la Corte d’appello di Firenze, secondo la quale le sanzioni, emesse nel 2017, erano tardive.
I giudici hanno accolto la tesi degli ex membri del Cda e dei sindaci della banca aretina, secondo i quali la Consob ha esercitato il proprio potere fuori tempo massimo, ovvero oltre il termine di 180 giorni. La decisione presa ieri riguarda l’appello presentato contro le sanzioni dagli ex sindaci di Banca Etruria (Massimo Tezzon, Paolo Cerini, Gianfranco Neri, Carlo Polci) e l’ex amministratore Andrea Orlandi, tutti difesi dall’avvocato Renzo Ristuccia. E segue una sentenza del tutto analoga con cui lo stesso Tribunale ha annullato il mese scorso le sanzioni verso un altro ex consigliere, Alberto Bonaiuti. A fine settembre è poi attesa la sentenza della stessa corte per il ricorso presentato contro le sanzioni Consob dall’ultimo presidente di Etruria, Lorenzo Rosi, in carica quando l’istituto venne commissariato, nel 2015, da Bankitalia e nel cui Cda sedeva anche Pier Luigi Boschi.
I giudici fiorentini hanno smontato il «rimpallo» di responsabilità fra le due autorità di vigilanza, con Consob che, per difendersi, ha sempre sostenuto di essere intervenuta così tardi perché aveva ricevuto solo nel maggio 2016 tre fondamentali documenti di Bankitalia, relativi alla situazione di Banca Etruria.
Secondo la Corte d’appello, invece, l’autorità guidata da Giuseppe Vegas era in possesso di informazioni sufficienti a farsi un’idea della reale situazione di Etruria ed avrebbe potuto quindi esercitare il proprio potere sanzionatorio nei termini previsti. Bankitalia, rilevano i giudici fiorentini, aveva sicuramente trasmesso i risultati dell’ispezione del 2013 e, nel dicembre dello stesso anno, una nota riservata proprio per Consob nella quale c’era scritto chiaramente che Etruria «non era più in grado di percorrere in via autonoma la strada del risanamento», imponendone l’aggregazione con un altro istituto. Aggregazione poi saltata e seguita dalla messa in risoluzione, ma caldeggiata da via Nazionale che aveva correttamente informato Consob. «Di più Banca d’Italia non poteva dire a Consob», affermano i giudici. «Non era abbastanza per Consob — si chiedono — per cominciare ad indagare sulla trasparenza e veridicità del prospetto dell’offerta al pubblico delle azioni in aumento di capitale che si era avuta nei mesi precedenti?».
Questo però non basta agli ex vertici di Etruria che mettono in discussione anche l’operato di Bankitalia, contro le cui sanzioni hanno ugualmente fatto ricorso.