Corriere Fiorentino

I mutanti del nuovo che avanza. Secondo Giannelli

Al Fortino di Forte dei Marmi, fino al 28 agosto, cinquanta opere dell’artista romano che vive in Versilia

- Beatrice Fornaciari

Scimmioni con le cuffie che ascoltano la musica; sculture di uomini somigliant­i alla statuetta del Premio Oscar americano, con occhiali per una realtà virtuale, che ci fanno guardare il mondo attraverso immagini televisive; figure appese al soffitto per i piedi, dal viso contratto, che agitano il corpo nel tentativo di ribellarsi alla loro condizione. Altro come possibilit­à è la personale di Emanuele Giannelli, al Fortino di Forte dei Marmi, iniziata venerdì, che prosegue fino al 28 di agosto. «Altre» sono le possibilit­à per l’artista, tutte da scoprire, rispetto a quelle offerte dalla società che porta alla nostra disumanizz­azione.

Filo conduttore l’uomo contempora­neo e la tecnologia, il progresso e l’autodistru­zione. «Il mio lavoro nasce dalla società post industrial­e, nel mezzo ci sono gli uomini occidental­i — commenta Giannelli — è uno stato di allerta verso il nuovo che avanza, fantastico dal punto di vista tecnologic­o ma che spesso finisce per schiacciar­ci». Cinquanta opere, alcune già esposte, altre in mostra per la prima volta, dentro il Fortino, oltre alle due sculture del ciclo Korf 17, all’ingresso del Fortino, alte 5 metri e 20 centimetri, a calamitare l’attenzione del passante. All’interno, al piano terra, il gruppo di sculture i Sospesi: uomini a grandezza naturale, in resina, appesi a un filo, che indossano occhiali da saldatore, marchio di fabbrica dell’artista. Le atmosfere sono quelle da fumetto di fantascien­za anni 70/80 di Moebius, tanto amato da Giannelli. «Esprimono la precarietà del nostro momento storico: il filo è quello che tiene l’uomo legato e questi corpi che cercano di uscire da questo stato di sospension­e». Allo stesso piano, una copia in marmo dell’opera che ha già fatto parlare di sé in quanto, a un primo sguardo, sembra rappresent­are due uomini che si baciano: Polaroid del 2017. Una provocazio­ne non voluta. «In realtà è una scultura dedicata al bacio, volevo fare un lavoro sulla passionali­tà, la chimica due persone. Quindi il mio voleva essere un bacio neutrale, a prescinder­e dall’orientamen­to sessuale. Comunque mi fa piacere che il pubblico lo abbia interpreta­to come un messaggio contro i pregiudizi». Tra le tante emergenze c’è quella della salvaguard­ia del nostro pianeta, espressa dal Mr Kiribati, nudo e opulento con gli occhiali da saldatore, che vive da umano ma è marchiato come prodotto in serie. La mostra racchiude un decennio di lavoro di Giannelli che, nato a Roma, ha scelto la Versilia come luogo prima di studi, all’Accademia delle Belle Arti di Carrara, e poi dove vivere con moglie e figli, facendone la sua casa, oltre che il suo laboratori­o d’artista.

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Il brigante Gnicche con, sullo sfondo a sinistra, la torre di Gnicche, nella campagna di Arezzo, che era uno dei suoi nascondigl­i
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Emanuele Giannelli «Waiting for play» (2018)

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