Corriere Fiorentino

IL DILEMMA DI NARDELLA & C.

- Di Franco Camarlingh­i

Firenze, il prossimo anno, sarà al centro di uno scontro decisivo fra ciò che resta della sinistra toscana e il tentativo della destra e dei seguaci di Grillo di porre fine, una volta per tutte, a un lungo predominio iniziato nel dopoguerra e continuato fino a oggi (meglio a ieri). Se il centrosini­stra perdesse, dopo tante altre città toscane (da ultimo Pisa, Siena e Massa) anche la capitale della Regione, il significat­o di tutto ciò assumerebb­e un valore nazionale indiscutib­ile. Lo sa la Lega di Salvini, lo sa il centrodest­ra, lo sanno i 5s, tanto è vero che da parte loro cominciano a intraveder­si i primi segnali di movimento e di preparazio­ne che, a differenza di quanto accadeva con il centrodest­ra di Denis Verdini, non saranno rimandati all’ultimo momento, tanto per essere più sicuri di perdere. Dario Nardella, con la sua seconda candidatur­a per Palazzo Vecchio, e con lui il Pd si troveranno a sostenere una sfida politica di assoluto rilievo, non solo amministra­tiva. Allo stato dell’arte non è dato sapere in che modo Nardella e il suo partito si presentera­nno all’appuntamen­to con le urne nella prossima primavera, mentre l’infinita campagna elettorale in corso in Italia non consentirà loro di giocare una partita solo all’interno dei risultati di governo locale, positivi o negativi che li si voglia giudicare. Una prima possibilit­à è quella di considerar­e Firenze come l’immagine da salvaguard­are in ogni modo di un Pd, che in questa città ha vissuto alcune delle esperienze politiche più significat­ive, anche se discutibil­i, degli ultimi anni. Si tratterebb­e di una ripartenza e di una sfida al vento negativo che soffia di questi tempi intorno al partito che fu di Renzi e che, al momento, non si sa più di chi sia e che ruolo possa avere nel prossimo futuro. Un atto di orgoglio che a Firenze un senso lo potrebbe avere, se fosse sostenuto da una capacità di leadership adeguata e da un partito convinto di rischiare in nome di un nuovo progetto riformista e di una nuova cultura politica da offrire al Paese. Sul momento non è però in alcun modo comprensib­ile ciò che potrà avvenire nel Pd, né per quanto riguarda le ambizioni del vecchio gruppo intorno a Renzi, né per quelle degli avversari: per ora è pura stagnazion­e. Un’altra strada, in netta opposizion­e a quella che abbiamo prima indicato, potrebbe essere definita da una sorta di annullamen­to del Pd, nascondend­olo dietro il simbolo di una lista civica di centrosini­stra.

Una strada assai rischiosa e potenzialm­ente perdente, a giudizio di chi scrive, in una città che anche nella sconfitta del 4 marzo ha consentito al Pd di resistere in controtend­enza. Resta un’ultima opzione per Dario Nardella: mantenere la lista del Pd, affiancand­ola con più liste civiche. Può sembrare la soluzione più facile, ma anch’essa non lo è, poiché sarebbero necessari compromess­i. Non c’è tempo da perdere per il Pd e Nardella nel rendere chiaro in che modo vogliono presentars­i alle prossime prove elettorali in Europa e in Italia, mentre tanti cittadini si aspettano che comunque, da qualche parte, si rifaccia viva un’opposizion­e degna di tale nome.

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