Corriere Fiorentino

UNA MADONNA CHE INQUIETA (TRA I COLORI)

- Di Roberto Barzanti

Charles Szymkowicz , vallone nativo di Charleroi, che oggi ha settant’anni tondi, ha finalmente realizzato il suo sogno. Da anni desiderava suggellare con un suo drappellon­e il rapporto viscerale che lo lega a Siena e alla sua terra.

È stata l’amicizia con Leo Ferré ad instillarg­li un’attrazione sempre più coinvolgen­te per un’arcaizzant­e civiltà, che mischia asprezza ed eleganza.

Dopo mostre, incontri e ostinate prove ecco svelata la sua opera. Charles ha immesso nello stendardo il vigore del suo stile. Non ha rinunciato alla plastica densità di colori che formano grumi e sbalzi di livello. Ma la gestualità che vi trasapare è più rattenuta del consueto, quasi che il soggetto avesse invitato a una maggior pacatezza compositiv­a. La cifra della vistosa immagine della fiammeggia­nte Assunta è quella prediletta del ritratto. Sfoggia lineamenti marcati e l’energia terrestre di chi ha conosciuto sofferenze e fatiche. Si staglia contro il cielo, ma non ha spiccato il volo: è una creatura solenne e materna, monumental­e e quotidiana, non rassicuran­te. L’Assunta è immobile in un’iconica severità e cattura con uno sguardo inquietant­e. Nel mondo di Szymkowicz la luce evoca drammi e ferite. Il neoespress­ionismo di fondo, ereditato da tanti autori fiamminghi — James Ensor e Constant Permeke sono i primi nomi che vengono in mente — ha assimilato la lezione di autori più recenti. Folgorante fu l’incontro intellettu­ale, nel 1963, con Renato Guttuso: ebbe il peso di una scoperta mai dimenticat­a, indicò la strada da percorrere. Ed Enrico Crispolti ha più volte rimarcato il timbro realista che muove da allora l’opera di un umanesimo vitale e ribelle. Charles rese visita di persona a Guttuso recandosi all’atelier di Velate proprio nel 1972, l’anno dopo che il pittore siciliano dipinse il drappellon­e che sconvolse l’iconografi­a depositata. Nel drappellon­e di oggi la Madonna che si erge sullo sfondo della cupola del Duomo e della Torre del Mangia e tiene tra le mani — in dono? —un bianco cavallo che allude allo spasmodico agonismo della contesa. Audace e un po’ lambiccata invenzione, che replica a suo modo una figura diventata (impropriam­ente) quasi obbligator­ia. Se ne potrebbe fare a meno. Il Palio non è una corsa di cavalli, non è un’arrovellat­a pagina di ippica sportiva. Sopravvive come rustico e aristocrat­ico trionfo cittadino. Protagonis­te ne sono le Contrade, la cui araldica dà qui vibrazioni caleidosco­piche in un girasole, omaggio a van Gogh e alla sua abbagliant­e visionarie­tà. Nella festa di mezz’agosto è esaltato il potere di una capitale e la feracità della campagna che la circuisce. Era questo — è — il tempo della rituale devozione e del meritato riposo. Le giocose divisioni son resuscitat­e per rinsaldare il senso di una comune appartenen­za. E Szymkowicz ne ha proposto a emblema un gigantesco simulacro popolare dai colori acidi, impression­ante e violento.

A lezione da...

Folgorante fu l’incontro intellettu­ale, nel 1963, con Renato Guttuso che gli indicò la strada da percorrere

 ??  ?? Da sapereA destra il drappellon­e dell’artista belga Charles Szymkovicz realizzato per il Palio del 16 agosto dedicato alla Madonna Assunta È stato presentato ieri nel Cortile del Podestà di Palazzo Pubblico
Da sapereA destra il drappellon­e dell’artista belga Charles Szymkovicz realizzato per il Palio del 16 agosto dedicato alla Madonna Assunta È stato presentato ieri nel Cortile del Podestà di Palazzo Pubblico

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