Di Maio va alla Bekaert e promette
Il ministro dagli operai di Figline: «A settembre decreto per la cassa integrazione»
«L’avresti mai detto saremmo finiti così?». Alla fine della visita del viceministro Luigi Di Maio, un vecchio sindacalista guarda un suo giovane collega e con l’aria sconsolata concordano: «è finita così, è finita un’epoca». I lavoratori della Bekaert si abbracciano, si fanno selfie, sorridono ed applaudono perché hanno appena saputo direttamente dal ministro, che li arringa come un tempo sapevano fare solo i «compagni», che tornerà a breve la cassa integrazione per le cessazioni aziendali. Significa un anno di stipendio (maggiore anche se di poco della Naspi, l’alternativa introdotta dal governo Renzi quando sono state rimosse le Cig), ma soprattutto un anno per trovare il nuovo soggetto privato, necessario alla reindustrializzazione del sito di Figline. Questa è l’unica vera buona notizia che arriva dalla visita del vicepremier, attento a promettere senza sbilanciarsi. Di Maio lancia appelli «alle imprese responsabili» perché si facciano avanti, se vogliono investire a Figline Valdarno. Ancora, infatti, non ci sono proposte concrete. E a volte si sbilancia un po’ troppo, affermando che «se avessimo approvato la nostra legge 10 anni fa» la scelta della multinazionale belga di chiudere in 24 ore l’ex Pirelli non sarebbe stata possibile a meno di grossi costi: la nuova norma, che prevede che ci siano pesanti sanzioni per chi va via, vale solo per quelle che riceveranno fondi pubblici. E la Bekaert non li ha avuti.
Non conta però questo, per i 318 in assemblea nel caldo del parcheggio della fabbrica: un numero che campeggia ovunque, nel murales donato da il «Cima», Giovanni Decembri, negli striscioni appesi in tutta la città, nei banchi di solidarietà di tutta la comunità della città perché dal Belgio non arrivino i camion a portare via i macchinari. Si danno il cambio, operai, giovani, anziani, giorno e notte. Ai gazebo ci sono anche le lettere, di bambini o dell’ex operaio Pirelli Giuliano Gagliardi, «sono vicino a mio figlio che lavora qui ed a tutti gli operai».
Conta la solidarietà. E conta la presenza di Di Maio, che prende la Bekaert come modello di «difesa dei lavoratori contro le multinazionali senza responsabilità sociale». «Io sono con voi— dice— come ministro dello Sviluppo economico e del lavoro farò il possibile per risolvere le tante crisi aziendali stando sempre dalla parte dei lavoratori e degli imprenditori onesti. Ovunque avranno bisogno della presenza dello Stato, io ci sarò».
Al comizio c’è, ma non parla la sindaca Giulia Mugnai, del Pd, unica non M5S (oltre al prefetto di Firenze Luara Lega) a fianco del ministro: da Firenze è arrivata la vicepresidente del Consiglio comunale Silvia Noferi, ci sono i consiglieri regionali Giacomo Giannarelli e Irene Galletti. Girando tra gli operai, quando gli si chiede per chi hanno votato, alla sesta risposta «per il M5S», si smette di domandare. Fiom e Uilm apprezzano l’apertura di Di Maio, «la Cig era quello che chiedevamo» e la proposta di utilizzare Invitalia (spa pubblica) per l’ingresso di un nuovo privato. I sindacati chiedono che ci si muova prima del 3 settembre, data fissata per il prossimo tavolo con l’azienda.
A criticare Di Maio, c’è il deputato Maurizio Carrara di Forza Italia, « ha fatto uno show— dice— ma al momento non ha dato alcuna soluzione concreta, rimandando tutto a settembre, come è nella prassi del M5S». Anche la senatrice Pd Caterina Biti: «Di Maio a giugno è andato a mangiare a 10 km dalla Bekaert invece che portare solidarietà
Maurizio Carrara (Fi) Di Maio ha fatto uno show ma al momento non ha dato alcuna soluzione concreta ha rimandato tutto alla fine dell’estate, come è nella prassi dei Cinque Stelle
ai lavoratori. Oggi va ai cancelli dell’azienda solo per fare propaganda al Decreto Disoccupazione».
Non la pensano così, o almeno sembra, i lavoratori: c’è chi quasi piange, «ho fatto il nomade 15 anni per lavorare, ora devo ricominciare? Grazie per esser qui».
Sindacati e operai La cassa integrazione era quello che chiedevamo da tempo L’avresti mai detto che saremmo finiti così? Ho fatto il nomade 15 anni per lavorare, ora devo ricominciare