Betori e il caso don Glaentzer «Azioni ripugnanti»
«Azioni ripugnanti». Così il Cardinale di Firenze, Giuseppe Betori, dal pulpito della Basilica di San Lorenzo, tocca la spinosa vicenda di don Paolo Glaentzer (in foto), il prete settantenne di Calenzano, arrestato con l’accusa di pedofilia nei confronti di una ragazzina di 10 anni. L’occasione è la festa del Santo Martire, l’omelia quella della celebrazione solenne di ieri nella Basilica. Un passaggio veloce, quello del Cardinale, tra una riflessione sulla carità legata proprio all’esempio di San Lorenzo, e la chiusura dell’omelia invece dedicata all’accoglienza e i migranti. Dopo avere parlato della fede, e dell’esigenza di «un’adesione totale della persona» ad essa, Betori ha parlato della «sequela»: «Credere, mettersi al servizio di Gesù, vuole dire seguirlo». Non seguire Cristo, porta «a cadere anche nella perdita della responsabil ità verso l’altro, e quindi nel baratro» delle «azioni ripugnanti che ci fanno soffrire — ha detto il Vescovo — per le quali come Chiesa siamo impegnati nel cercare verità e giustizia e nel continuare sulla strada già intrapresa della prevenzione». Betori lascia intuire il riferimento ai fatti, ma senza citare apertamente il gesto e l’arresto di Don Paolo che ha suscitato molto clamore e indignazione. Il prelato, amministratore parrocchiale di San Rufignano a Sommaia (Calenzano) fu sorpreso da alcuni passanti in auto nel parcheggio di un supermercato in atteggiamenti equivoci nei confronti della bambina, che conosceva, la sera del 23 luglio scorso. La Diocesi di Firenze — di cui Don Paolo era solo ospite — lo aveva subito sospeso cautelativamente, specificando che il prete non fa parte del clero fiorentino e precisando di avere piena fiducia nella magistratura.