FIRENZE VA PROTETTA I FILM MEGLIO ALTROVE
Caro direttore, ho letto con molto interesse gli articoli che il Corriere Fiorentino ha dedicato alla questione delle produzioni cinematografiche che hanno scelto Firenze come set, con tutti i relativi pro e contro.
In particolare ho letto con attenzione l’intervista a Stefano Casciu, direttore del Polo Museale della Toscana, che credo colga il punto quando afferma che una città come Firenze dà lustro a una produzione cinematografica come Six Underground, perché è un valore aggiunto, ma senza trarne vantaggio. Firenze non ha bisogno di essere pubblicizzata, anzi casomai ha necessità di essere protetta. Ha ragione e in realtà pone un problema generale. Pur nel totale rispetto delle scelte degli amministratori locali, mi chiedo se città d’arte famose nel mondo e di per sé attrattive abbiano bisogno di set «invasivi» per promuoversi e aggiungere i cineturisti ai turisti ordinari. O se piuttosto non debbano selezionare maggiormente in termini di qualità la disponibilità ad offrirsi come scenario per eventi e azioni cinematografiche, televisive o di altro tipo. È un problema su cui è bene discutere. Ma, avendo una responsabilità di governo e essendo la Toscana Film Commission un braccio della Regione, ritengo utile a breve di dare a questa un formale e preciso indirizzo circa la sua attività, lungo tre direttrici: 1) Proporre alle produzioni cinematografiche innanzitutto quella Toscana fuori dai circuiti turistici noti, ma fatta di bellissime realtà che stentano a promuoversi, anche a causa dei risicati bilanci comunali; 2) Non limitarsi ad affermare che un mese di set porta tanto lavoro perché è come se una piccola azienda aprisse una sede in città per due mesi: il discorso costi/benefici deve avere un respiro più lungo; 3) Considerare che da anni negli Usa si producono studi che dimostrano come l’industria del cinema sia tra le più inquinanti. E affrontare anche questo tema quando apriamo le porte ai set. La Regione potrebbe, con i propri bandi, premiare chi inquina meno. Ci stiamo già pensando.