Corriere Fiorentino

Ora è più grave evadere la tassa di soggiorno

La decisione della Cassazione su un hotel di Castiglion­cello crea un precedente

- Marotta

Rischia una condanna per danno erariale l’albergator­e di Castiglion­cello che non versò al Comune di Rosignano l’imposta di soggiorno riscossa, tra il 2012 e il 2013. Così ha stabilito la Corte di Cassazione risolvendo un conflitto tra giurisdizi­one civile e contabile.

Rischia una condanna per danno erariale l’albergator­e di Castiglion­cello che non versò al Comune di Rosignano l’imposta di soggiorno riscossa dai clienti, tra il 2012 e il 2013. Così ha stabilito la Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso dell’imprendito­re toscano, risolvendo un conflitto tra giurisdizi­one civile e contabile.

Brutte notizie arrivano però anche per altri imprendito­ri e gestori di alberghi, ostelli e bed & breakfast che in Toscana e in Italia non hanno versato il dovuto nelle casse comunali: è la prima decisione delle Sezioni Unite ed è destinata a fare giurisprud­enza in materia. L’albergator­e — spiegano gli Ermellini nell’ordinanza lunga dieci pagine — «è incaricato di riscuotere denaro di spettanza dello Stato e quindi riveste la qualifica di agente contabile». Incassa dai clienti «l’imposta di soggiorno e ha l’obbligo di versarla al Comune». In altre parole: «Maneggia denaro pubblico ed è tenuto alla resa del conto». E chi non lo fa, è perseguibi­le per il reato di peculato e risponde in ogni caso di danno erariale di fronte alla Corte dei Conti. Ribadisce: «L’attività di accertamen­to e riscossion­e ha natura di servizio pubblico e l’obbligazio­ne del concession­ario di versare all’ente locale le somme incassate ha natura pubblicist­ica».

La decisione era tanto attesa anche a Firenze, dove c’è un procedimen­to su quella tassa, istituita nel 2011, mai amata da albergator­i e clienti. Il fascicolo era stato aperto dalla Procura fiorentina, a seguito delle indagini sul giro di escort all’Hotel Mediterran­eo («Sono soldi regalati al Comune» protestava­no due albergator­i che non sapevano di essere intercetta­ti dalla polizia postale). L’inchiesta coordinata prima dal pm Luigi Bocciolini — trasferito alla procura generale della Corte d’appello — poi ereditata dalla sostituta Beatrice Giunti, era sfociata in un processo a ventisette titolari e gestori di trentatre strutture tra hotel e bed & breakfast. Tutti accusati di appropriaz­ione indebita aggravata, per non aver versato, tra il 2012 e il 2015, quella tanto discussa tassa regolarmen­te pagata dai turisti a seconda della struttura ricettiva che avevano scelto (da un euro a notte per una pensione fino a cinque euro per un albergo a cinque stelle, ma la decisione di come scaglionar­e spetta ai Comuni). Per l’accusa, oltre un milione di euro non sarebbe stato versato nelle casse di Palazzo Vecchio. Qualcuno doveva, secondo la ricostruzi­one degli investigat­ori, quasi 300 mila euro e chi 50 mila. Alla prima udienza, il 16 dicembre 2016, Palazzo Vecchio si era costituito parte civile. Ma un’eccezione della difesa sulla qualificaz­ione del reato aveva sollevato più di un dubbio: quel mancato versamento è da considerar­e appropriaz­ione indebita di un privato cittadino o distrazion­e di denaro di una persona incaricata di un pubblico servizio?

La questione era stata già posta alla Corte di Cassazione e il tribunale di Firenze, in attesa della decisione quasi un anno fa, ha rinviato gli atti in Procura. La decisione della Suprema Corte è di qualche settimana fa. Nelle prossime settimana, la pm Giunti notificher­à un nuovo avviso di conclusion­e indagini ai 27 albergator­i. Intanto, qualcuno ha già pagato il dovuto, qualcuno, invece, ha chiuso una volta per tutte i battenti.

Gli Ermellini L’albergator­e è incaricato di riscuotere denaro di spettanza dello Stato e quindi riveste la qualifica di agente contabile Ha l’obbligo di versare la tassa di soggiorno al Comune: deve rendere conto del denaro pubblico

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