Corriere Fiorentino

Lutto all’Università Addio a Danilo Zolo, il filosofo militante

È scomparso a 82 anni Danilo Zolo, per oltre 30 anni docente a Giurisprud­enza Allievo di Bobbio, la giovinezza con La Pira e «Testimonia­nze». Poi la militanza per carcerati e ultimi

- di Edoardo Semmola

Capivi subito che era diverso dagli altri perché era il professore a cui si dava del tu: amava troppo mettersi alla stessa altezza del suo interlocut­ore, senza finta modestia, da rompere subito la barriera linguistic­a del pronome di «cortesia». Perché voleva sempre sapere come la pensavi sul mondo, sulla pace e la guerra, sui i diritti, i doveri, le sfide che la vita ti pone. Soprattutt­o se la pensavi in modo differente da lui. Danilo Zolo era il professore e l’intellettu­ale che amavi e temevi, che incuteva un rispetto quasi religioso da dietro quella folta barba bianca da profeta, che non ti giudicava ma che non avresti mai voluto deludere lasciandot­i scappare una sciocchezz­a detta senza pensare. Alto, magro, spettinato, occhi luminosi che sembravano sempre «accendersi», come la sua mente continuame­nte attraversa­ta da un pensiero dopo l’altro come corrente elettrica. Gli potevi parlare di tutto, apertament­e. Ma guai se ti vedeva fumare, non lo sopportava.

Danilo Zolo si è spento nella notte tra Ferragosto e ieri nella sua casa di Firenze, a 82 anni. Nato a Fiume, trasferito da ragazzo a Firenze per seguire il padre militare, era allievo di Norberto Bobbio e ha insegnato Filosofia del Diritto alla Facoltà di Giurisprud­enza di Firenze per oltre trentacinq­ue anni — con una breve parentesi senese — prima di andare in pensione alla fine del decennio scorso. Insieme a Emilio Santoro ha aperto le porte del carcere di Solliccian­o agli studenti, per fargli toccare con mano quanto prima appreso solo in teoria. È stato uno dei primi in Italia ad approcciar­si alle scienze sociali in chiave epistemolo­gica. A suo modo, un rivoluzion­ario. Rivoluzion­ava soprattutt­o il modo di pensare di chi si approcciav­a a lui. Cresciuto nel cattolices­imo di Balducci e La Pira, passato poi al pensiero marxista, accusato dai detrattori di essere un «terzomondi­sta». Ma sempre un libero pensatore.

Emilio Santoro è stato il suo principale allievo, con lui ha ideato e plasmato il corso di Sociologia del diritto. E poi, dopo la pensione, Santoro ha preso la sua eredità e la sua cattedra di Filosofia portando avanti la «scuola». «È stato un militante per tutta la vita, fin da quando, giovanissi­mo, era consiglier­e comunale a Firenze e già a 22 anni direttore di Testimonia­nze con Giorgio La Pira sindaco, di cui era amico e molto vicino» lo ricorda Santoro. «È forse la persona che meglio di tutti ha fatto vedere — prosegue — che milido tanza e assoluto rigore scientific­o non erano elementi in contraddiz­ione ma potevano coesistere. Lo chiamavano “ideologico” ma è stato lui il primo a portare nel dibattito italiano la teoria dei sistemi di Luhmann, grande personaggi­o ma uomo di destra. Lo accusavano di eccessivo “pacifismo” eppure è sempre lui quello che ha recuperato un pensatore di destra come Carl Schmitt». In 35 anni di lavoro insieme «non lo ho mai visto scrivere qualcosa perché la “doveva”, ma solo perché aveva voglia di dire qualcosa».

Il docente di Storia delle dottrine politiche a Bologna Gustavo Gozzi è stato suo amico e collaborat­ore per 3 decenni: «Un grande e originale studioso — lo ricorda così — con cui ho imparato a guardare allo Stato di diritto dal punto di vista multicultu­rale e non solo dalla prospettiv­a tedesco-italiana come da tradizione, ma con uno sguar- che abbracciav­a anche il mondo musulmano e cinese. Abbiamo lavorato al tema del Mediterran­eo, anticipand­o i temi di oggi di molti anni, con il libro L’alternativ­a mediterran­ea nel 2007. Aveva un’ampiezza di sguardo unica».

Oltre alla grande produzione saggistica di cui possiamo citare La democrazia difficile, (Carocci, 1989), Chi dice umanità. Guerra, diritto e ordine globale (Einaudi, 2000), La giustizia dei vincitori (Laterza, 2006), il carteggio con Bobbio L’alito della libertà (Feltrinell­i, 2008), la collaboraz­ione con Antonio Tabucchi per La testa perduta di Damasceno Monteiro, solo per elencare i titoli principali, erano i suoi studenti a incarnare la prova dell’assoluta eterodossi­a di questo intellettu­ale fuori da ogni schema precostitu­ito. Dopo poche lezioni, chi lo seguiva se ne invaghiva. Finendo spesso a lavorare in carcere insieme a Santoro nell’associazio­ne L’altro diritto, spinto dalla curiosità intellettu­ale di cui le sue lezioni erano portatrici. Chi non lo amava o non lo capiva, spesso fuggiva via dal corso, per rifugiarsi su sponde meno «burrascose», magari più comode ma anche meno affascinan­ti. «Era una persona per la quale il rapporto accademico era assolutame­nte secondario, anche con gli studenti contava di più quello intellettu­ale o politico della relazione cattedrati­ca e non appena un ragazzo “usciva” dal ruolo di studente e mostrava personalit­à, lì instaurava il rapporto» racconta Santoro. Gli unici a cui non prestava troppa attenzione erano proprio quelli che vivevano la lezione come fosse un dettato. «Io stesso — prosegue Santoro — ho fatto con lui l’esame al secondo anno, e il giorno dopo ci davamo già del tu». Le sue lezioni «erano continue provocazio­ni intellettu­ali per suscitare dibattiti». E guai a tirarsi indietro, Zolo amava i temerari che sapevano sostenere le ragioni delle proprie convinzion­i.

Cittadinan­za, carcere, ordine mondiale, erano i suoi terreni di ricerca da sempre. Per anni è stato tra i docenti italiani più ricercati dalle università americane e inglesi, soprattutt­o Pittsburgh, Harvard, Oxford, «perché credeva fosse imprescind­ibile il confronto con la ricerca sociale angloameri­cana». Prima di virare, negli ultimi anni, verso il confronto con la cultura brasiliana «quando si rese conto — conclude Santoro — che per parlare della dominazion­e statuniten­se nel mondo aveva bisogno di un punto di vista differente. Zolo viveva sulla sua pelle gli studi che faceva».

 Santoro:

È la persona che meglio ha mostrato come impegno e assoluto rigore scientific­o non fossero elementi in contraddiz­ione ma potessero coesistere Le sue lezioni provocazio ni intellettu­ali che suscitavan­o dibattiti

 Gozzi: Un grande e originale studioso con cui ho imparato a guardare allo Stato di diritto dal punto di vista multicultu­rale Anticipand­o i temi caldi della questione del Mediterran­eo Aveva un’ampiezza unica di sguardo

 ??  ??
 ??  ?? Filosofi Norberto Bobbio e Danilo Zolo
Filosofi Norberto Bobbio e Danilo Zolo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy