Dainelli: «Riparto da Livorno a 39 anni Con Lucarelli»
Dainelli: a Lucarelli ho detto subito sì, peccato non aver marcato Ronaldo
La Toscana nel sangue. Dario Dainelli, nato a Pontedera nel 1979, è partito dalle giovanili dell’Empoli per una lunga carriera. È passato da Firenze lasciando il segno come capitano della Fiorentina e ora, a 39 anni compiuti, ha deciso di chiudere il cerchio a Livorno: «Ho valutato questa opportunità — racconta — perché Lucarelli, che conosco da molti anni, e Diamanti mi hanno chiamato e mi hanno trasmesso entusiasmo. Poi il fatto di tornare in Toscana, a casa, ha fatto la differenza». Eppure il pensiero di smettere con il calcio lo ha fatto: «Sì, lo confesso. Ma lo scorso anno col Chievo è andato bene e questo ha alimentato la voglia di poter giocare almeno un altro anno». E così ha firmato per il Livorno: «È una piazza importante, calda e questo mi ha stimolato: alla mia età un po’ di occhi addosso fanno bene, perché ciò che ti rende sempre attivo e vivo è il fatto di dover dimostrare qualcosa».
Per Dainelli sarà la prima volta in serie B: «Dopo aver giocato un anno in C2 e uno in C1, nel 2000 sono arrivato in serie A, nel Lecce di Corvino, e non sono più sceso di categoria. Il campionato a 19 squadre? Ci sono state e ci sono ancora un po’ di problemi. Quello che sappiamo è che il 24 agosto si inizia e che noi la prima giornata riposiamo».
L’esordio è fissato il 2 settembre a Pescara. Ma qual è l’obiettivo del Livorno? «Quello di salvarsi, poi vedremo partita dopo partita. Siamo una buona squadra, il campionato di B è difficile e complicato, puoi vincere e perdere contro chiunque e quindi sarà ancora più importante, a prescindere dalla qualità dei singoli, quello che si creerà tra di noi». E poi in panchina c’è l’amico Lucarelli: «È tenace, come lo era da giocatore».
Il Livorno riposa e domenica c’è Fiorentina-Chievo: «Spero di esserci. Ho notato che anche quest’anno la Viola ha una squadra di ragazzi giovani, con tante qualità. Per me è un’ottima base per il futuro. Credo che la Fiorentina possa essere una bella sorpresa e sono curioso di vedere all’opera Pjaca. Penso sia la ciliegina sulla torta: con Chiesa e Simeone formerà un attacco super attrezzato». Poi torna sul match del Franchi: «Il Chievo mantiene da anni quella mentalità e quella tenacia per arrivare alla salvezza il prima possibile, ma a livello tecnico i viola sono superiori».
C’è qualcosa di incompiuto nella carriera di Dainelli? «Mi brucia non aver alzato un trofeo e quella Coppa Uefa del 2008 ce l’ho ancora in gola. Poi, per dirla tutta, sabato scorso ho sofferto a non giocare contro Cristiano Ronaldo, ma a 39 anni sarebbe stata dura». Dario racconta un retroscena sulla tragica scomparsa di Astori: «Quella mattina mi ero sentito con i magazzinieri della Fiorentina, Leonardo e Romeo. E mi hanno avvertito in tempo reale. La prima sensazione che ho avuto è stata di incredulità. In quei momenti ti rendi conto di quanto la vita sia fragile. Poi devi cercare di andare avanti. L’ho fatto io e l’hanno fatto tutti i ragazzi della Fiorentina». Infine un accenno a quanto accaduto a Genova, al crollo del Ponte Morandi: «Mi ha toccato molto. Le tragedie così fanno rabbia dal punto di vista della gestione, di quello che poteva essere e non è stato. La rabbia è stata tanta. Tutti ci siamo passati su quel ponte. Personalmente almeno quattro volte al giorno nei tre anni in cui ho giocato a Genova».
Avevo pensato di smettere, ma lo scorso anno col Chievo è andato bene e questo ha alimentato la voglia di poter giocare almeno un altro anno La serie B è un torneo molto difficile, cercheremo di mettere tutta la nostra esperienza per fare bene