SICUREZZA TALEBANA
Ogni giorno si aggiunge un capitolo alla lunga lista dell’emergenza del dopo. Cade un albero, via tutti gli alberi. Cade una piastrella dal Palagiustizia di Novoli, via tutte le piastrelle: meglio l’intonaco. Crolla il maxicartello sulla FiPiLi, via tutti i maxi-cartelli dalla superstrada. Non c’è mai, o quasi, la cultura del prima. Anche perché chi previene, chi evita problemi o tragedie, va detto, quasi mai conquista notorietà. Anzi, spesso grattacapi o critiche da sindrome «Nimby»: fate pure tutto ciò che volete, ma non nel mio giardino. E così crolla il ponte di Genova nonostante tutte le avvisaglie di rischio perché c’era chi si opponeva a un progetto (la Gronda) che ne avrebbe alleggerito il carico. O perché — lo stabilirà la magistratura — la manutenzione non è stata adeguata. Crolla il maxi cartello sulla FiPiLi: la saldatura a gomito del braccio metallico non avrebbe retto. Ma nessuno sa spiegare il perché: «Non c’erano segnali, non c’erano lesioni». Meglio togliere tutto. Meglio non pensare che sotto quei maxi-cartelli ci siamo passati tutti decine e decine di volte e che forse qualcosa abbiamo rischiato. O stiamo ancora rischiando. Strani concetti di sicurezza.
Non si riesce a prevenire, ma con una decisione talebana si fa piazza pulita. Dopo. C’è l’emergenza cartelli: inspiegabile e inspiegata da chi — un gruppo di imprese — è pagato per gestire, controllare e fare manutenzione. C’è l’emergenza che sembra quasi una scelta politica, culturale in questo nostro Paese dalla visione sempre più corta e dal vizio sempre più marcato della teatrale caccia al grande capro espiatorio. È più semplice. È più facile fare tabula rasa dopo. Molto più difficile, ad esempio, dare una risposta rapida, anche dopo il crollo di mercoledì, sullo stato di tutti i maxi tabelloni. Ma erano mai stati controllati prima? A quando risalgono le ultime manutenzioni? Queste sono le risposte che un privato come un ente pubblico dovrebbero dare velocemente e in piena trasparenza. Solo così si tranquillizza un Paese che ormai sembra crollare a pezzi, allo sfascio, forse nella realtà, ma di sicuro nello stato d’animo.
L’emergenza migranti, l’emergenza ponti, l’emergenza maxi cartelli, l’emergenza rifiuti, l’emergenza privatibrutti-e-cattivi. Sempre imprevisti e mai nulla che si possa prevedere.