Corriere Fiorentino

SICUREZZA TALEBANA

- Di Alessio Gaggioli

Ogni giorno si aggiunge un capitolo alla lunga lista dell’emergenza del dopo. Cade un albero, via tutti gli alberi. Cade una piastrella dal Palagiusti­zia di Novoli, via tutte le piastrelle: meglio l’intonaco. Crolla il maxicartel­lo sulla FiPiLi, via tutti i maxi-cartelli dalla superstrad­a. Non c’è mai, o quasi, la cultura del prima. Anche perché chi previene, chi evita problemi o tragedie, va detto, quasi mai conquista notorietà. Anzi, spesso grattacapi o critiche da sindrome «Nimby»: fate pure tutto ciò che volete, ma non nel mio giardino. E così crolla il ponte di Genova nonostante tutte le avvisaglie di rischio perché c’era chi si opponeva a un progetto (la Gronda) che ne avrebbe alleggerit­o il carico. O perché — lo stabilirà la magistratu­ra — la manutenzio­ne non è stata adeguata. Crolla il maxi cartello sulla FiPiLi: la saldatura a gomito del braccio metallico non avrebbe retto. Ma nessuno sa spiegare il perché: «Non c’erano segnali, non c’erano lesioni». Meglio togliere tutto. Meglio non pensare che sotto quei maxi-cartelli ci siamo passati tutti decine e decine di volte e che forse qualcosa abbiamo rischiato. O stiamo ancora rischiando. Strani concetti di sicurezza.

Non si riesce a prevenire, ma con una decisione talebana si fa piazza pulita. Dopo. C’è l’emergenza cartelli: inspiegabi­le e inspiegata da chi — un gruppo di imprese — è pagato per gestire, controllar­e e fare manutenzio­ne. C’è l’emergenza che sembra quasi una scelta politica, culturale in questo nostro Paese dalla visione sempre più corta e dal vizio sempre più marcato della teatrale caccia al grande capro espiatorio. È più semplice. È più facile fare tabula rasa dopo. Molto più difficile, ad esempio, dare una risposta rapida, anche dopo il crollo di mercoledì, sullo stato di tutti i maxi tabelloni. Ma erano mai stati controllat­i prima? A quando risalgono le ultime manutenzio­ni? Queste sono le risposte che un privato come un ente pubblico dovrebbero dare velocement­e e in piena trasparenz­a. Solo così si tranquilli­zza un Paese che ormai sembra crollare a pezzi, allo sfascio, forse nella realtà, ma di sicuro nello stato d’animo.

L’emergenza migranti, l’emergenza ponti, l’emergenza maxi cartelli, l’emergenza rifiuti, l’emergenza privatibru­tti-e-cattivi. Sempre imprevisti e mai nulla che si possa prevedere.

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