I sindaci si dividono sulla gestione «Lasciati soli», «No, pugno duro»
Nardella (Firenze) attacca il governo, Tomasi (Pistoia) le Ong e l’Europa
Se il sindaco di Cascina, la leghista Susanna Ceccardi, dice di non accettare di essere trasformata nella «cameriera del prefetto», Dario Nardella, da Firenze, conferma le difficoltà dei Comuni nel gestire la questione immigrazione. Ma da rappresentante del Pd declina il problema in chiave anti-Lega e M5S: «Toninelli autorizza l’attracco, Fico predica accoglienza umanitaria, Salvini trattiene 150 persone sulla nave italiana Diciotti — spiega su Twitter — Noi sindaci lasciati soli nella gestione dei migranti mentre il governo fa una confusa propaganda senza progetti concreti».
E se il deputato livornese Cinque Stelle, Francesco Berti, mette il like al video in cui Massimo Cacciari dice di vergognarsi dell’Italia per la gestione della Diciotti, Alessandro Tomasi, il sindaco di Fratelli d’Italia di Pistoia, città diventata un simbolo dello scontro sui migranti per il caso don Biancalani, difende invece le posizioni di Ceccardi e del governo.
«Al di là dei toni di Ceccardi, che ha un carattere un po’ focoso, il concetto di fondo è corretto: da parte dei prefetti serve un’apertura al dialogo, altrimenti si rischia di creare situazioni difficile gestione degli immigrati e di tensione con la popolazione locale», dice precisando che a Pistoia il dialogo con la Prefettura non è mai mancato. «Il problema — prosegue Tomasi — sono i centri che creano grandi affollamenti di stranieri, magari in aree periferiche in cui sono numericamente più degli stessi residenti. Poi, se quando c’è un’emergenza è comprensibile che la gestione dei migranti sia “emergenziale”, quando come ora l’emergenza è finita è necessario instaurare un rapporto positivo con i sindaci per realizzare piccole aggregazioni di migranti».
Il sindaco di Pistoia riconosce il lavoro fatto dal Pd al governo, perché «con Minniti prima e con Salvini adesso, i numeri sono più stabili, sotto controllo». Eppure, si registrano ancora forti resistenze all’accoglienza degli stranieri. «Prima di tutto — dice ancora Tomasi — ha ragione il sindaco Ceccardi nel dire che se gli elettori hanno espresso una volontà bisogna rispettarla. E del resto, chi negli scorsi anni ha accolto, ora che l’emergenza è finita, chiede che prima si pensi al welfare degli italiani, ai disoccupati, a chi è in lista d’attesa per un intervento chirurgico... Gli italiani sono esasperati. Ma non è razzismo: nella mia città, Pistoia, che ha una storia di sinistra, negli anni ‘90 sono stati accolti senza traumi tantissimi albanesi che ora sono il 10% della popolazione. Il punto è il come si accoglie. Qui infatti i residenti del quartiere del Nespolo, una zona con molti anziani e disoccupati, si sono giustamente opposti all’apertura di un centro in un capannone senza un cortile, con le sbarre alle finestre, per trenta stranieri. E siamo riusciti a evitarne l’apertura. Al contrario ci sono realtà ben strutturate, con 4-5 migranti, che hanno costruito rapporti positivi con i residenti».
Su questo punto, Tomasi sembra condividere l’«accoglienza diffusa» proposta dal governatore Enrico Rossi. Ma è in realtà molto vicino alla decisione del governo di bloccare gli sbarchi, compreso quello della Diciotti: «Fa bene Salvini, gli impegni presi di mantengono. Giusto far sbarcare i bambini e, se serve, curare i malati, ma a bordo. Ma la Diciotti è un segnale chiaro all’Europa che aveva preso impegni sulla redistribuzione dei profughi e non li ha rispettati». Le colpe, secondo Tomasi, sono da attribuire a «Ue, mafie degli scafisti, Ong che hanno fatto degli stranieri un business e si sono arricchite e anche certe società che gestiscono i centri di accoglienza — spiega — Ad esempio, a Pistoia arrivano società che arrivano da altre parti d’Italia, che non conosciamo. Invece servirebbero soggetti del territorio, che ci mettono la faccia e che se sbagliano ce la perdono e non lavorano più».
Ma sul centro di accoglienza di don Massimo Biancalani, il sindaco di Pistoia sospende il giudizio: «Un sacerdote viene giudicato dal suo vescovo, non dal suo sindaco. Un centro di accoglienza deve rispettare la legalità e per questo ci sono le forze dell’ordine. Io preferisco non mettere altra benzina sul fuoco sulla cagnara che si è creata sul caso di don Biancalani».
Toninelli autorizza l’attracco, Salvini lo nega, Fico predica umanità Fanno confusa propaganda
Noi che amministria mo il territorio abbiamo diritto a dire basta Gli italiani hanno già dato