Corriere Fiorentino

Via Buia, il Duomo, i Medici ed il giardino da cui uscirono i killer di Giuliano

- di Mauro Bonciani

«Mi sentivo soffocare in quelle stradette, mi pareva che vi mancasse l’aria e la luce, m’uggiavano tutte quelle casucce addossate le une alle altre, strette come persone che si pigiano», scriveva Edmondo de Amicis della sua prima volta a Firenze. E una di quelle stradette era a due passi dal Duomo, così stretta che vi passava una sola carrozza per volta e che la luce vi filtrava a fatica tanto da meritarsi il nome di via Buia.

Via Buia era l’ultimo tratto di via dell’Oriolo quello tra piazza Duomo e via Portinari, che allora si chiamava via delle Pappe, e la stessa via delciava l’Oriolo ebbe questo nome molto più tardi (prima era «divisa» in tre tratti, via dello Sprone dall’Arco di San Pierino a via S. Egidio, da S. Egidio a via Portinari via dell’Oriolo, così chiamata perché lì nel 1353 fu costruito il primo orologio a ingranaggi a ruote a Firenze per sistemarlo nel Palazzo della Signoria, e appunto via Buia nell’ultimo tratto). La strada era corta ma si affac- sul Duomo e alla fine c’era il giardino dei Pazzi, con un grande portone opera di Donatello, da cui secondo la tradizione uscirono i congiurati per andare in cattedrale e uccidere Lorenzo e Giuliano dei Medici, riuscendo ad eliminare solo Giuliano. Non solo. I palazzi che si affacciava­no sul “retro” di Santa Maria del Fiore erano sorti sulle rovine delle case dei Bischeri, andate misteriosa­mente a fuoco dopo che la famiglia si era rifiutata a lungo di accettare l’indennizzo del Comune per abbatterle come necessario per realizzare il nuovo Duomo e la Cupola, ed oggi il «Canto dei Bischeri» sul fianco del palazzo sede della giunta regionale ricorda la famiglia il cui cognome è diventato per i fiorentini sinonimo di stupido. L’antica stradina, che aveva anche ospitato le proprietà degli Albertinel­li, alla fine risultò inadeguata al traffico moderno, all’aumento esponenzia­le delle carrozze «specialmen­te la notte a cagione dei prossimi teatri della Pergola e di quello Nuovo» e nel 1860 si decise di allargarla, assieme a via Martelli, via Cerretani, via Panzani, via Guelfa e via Nazionale. E di nobilitare la nuova via dell’Oriolo con il grande palazzo che sorse sul giardino dei Pazzi su progetto neo-rinascimen­tale di Antonio Cipolla: lì andò la neonata Banca Nazionale del Regno d’Italia e lì oggi è la sede regionale di Bankitalia.

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