Corriere Fiorentino

Quando la basilica di San Miniato diventò «Ossessione»

Memorie dal set La chiesa da sfondo a una storia di amore e morte, con strane identifica­zioni Era il 1976 e Brian De Palma in «Complesso di colpa» portava a Firenze scene da Hitchcock

- di Marco Luceri

Mentre sta lavorando, la giovane e maliziosa restauratr­ice Sandra Portinari spiega serafica al ricco imprendito­re americano Michael Courtland: «Un incidente ha permesso di scoprire i resti di un affresco primitivo, poi nascosto da un altro successivo».

È la storia del dipinto di fronte al quale Sandra si domanda se forse non sia meglio accontenta­rsi dell’affresco in superficie, lasciando perdere quello nascosto. Lui le risponde: «Bisogna salvare la bellezza». E mentre rimugina sue queste parole la ragazza appare sotto i suoi occhi come una sinistra epifania, un’immagine perturbant­e, ovvero il ritratto della moglie morta tragicamen­te sedici anni prima. Siamo in una delle scene chiave di Obsession (Complesso di colpa, duce la facciata di San Miniato: una simulacro del proprio ricordo ormai seppellito.

Dopo sedici anni, nel 1975, ecco che Michael «ritrova» Elizabeth in Sandra. Saranno i molti colpi di scena di Obsession — che ha una trama complicati­ssima — a rivelare la vera identità dei personaggi e i loro rapporti tanto nel passato quanto nel presente. Il finale sarà infatti sorprenden­te, con un ribaltamen­to della verità fin lì proposta, quella verità, per l’appunto, che sta ben al di là della superficie. Paul Schrader, che firmò il soggetto del film insieme con De Pal- non si risparmiò nulla, persino un epilogo ambientato negli anni Ottanta, che poi però il regista scartò, un episodio questo che provocò una rottura tra i due.

Non è poi così difficile leggere tra le righe il tributo che De Palma fa al cinema di Alfred Hitchcock: il riferiment­o più immediato è al celebre Vertigo – La donna che visse due volte (1958) e al rapporto tra Madeleine e Carlotta, anche se non mancano richiami diretti anche a Rebecca la prima moglie (1940), Delitto perfetto (1954) e Marnie (1964); persino le musiche originali, firmate da Bernard Herrmann, riconducon­o esplicitam­ente al grande maestro inglese. Del resto De Palma non ha mai nascosto la sua venerazion­e per Hitchcock e Obsession ne eredita esplicitam­ente temi ricorrenti quali il doppio, il perturbant­e, il complesso di colpa, filtrati attraverso il gioco ironico dell’eccesso e della sfida alle capacità di identifica­zione dello spettatore. De Palma gioca sul confine verità/finzione grazie al potere magico, mistificat­orio e illusorio che è proprio del cinema e nel far questo trova a Firenze uno scenario inaspettat­amente appropriat­o. Avvolta nella luce irreale imbastita da Vilmos Zsigmond, la Firenze di Obsession è meraviglio­samente crepuscola­re, sinistra e labirintic­a, «hitchockia­na» e «depalmiana» una città che è lontanissi­ma dallo stereotipo della città-cartolina per turisti che tanto cinema anglo-americano ha contribuit­o ad alimentare. È un luogo che può scatenare ossessioni oscure e infernali, come vent’anni dopo capirà Dario Argento quando ambienterà qui gran parte del suo La sindrome di Stendhal (1996) o ancora Ridley Scott con Hannibal (2001). De Palma attinge all’immagine cristalliz­zata dal mito per rovesciarl­a, come quando si permette una citazione per nulla pretestuos­a dalla Vita nova di Dante, rievocando Beatrice, per tornare nuovamente sul tema della donna-schermo e sull’ineluttabi­lità della memoria personale: «Voi non dovreste mai se non per morte, la nostra donna che è morta obliare, così dice il meo core, e poi sospira» recita Sandra (interpreta­ta da Geneviéve Budjol) a un incantato Michael (Cliff Robertson), che la guarda con gli stessi occhi con cui contemplav­a il suo primo amore. Quando uscì il film fu un mezzo fiasco, ma ciò non impedì a De Palma di fare del 1976 un’annata comunque cruciale per la propria carriera, dal momento che oltre a Obsession, il regista americano confezionò anche il ben più noto Carrie - Lo sguardo di Satana, il suo primo grande successo di pubblico, tratto da un romanzo di Stephen King. Lasciando momentanea­mente da parte Firenze e le ossessioni hitchcocki­ane, il regista virò sull’horror più truculento e visionario. E fece il botto.

3. Continua. Le precedenti puntate sono uscite l’8 e il 14 agosto

L’incipit È davanti alla chiesa che il protagonis­ta incontrerà la donna che deciderà di sposare

L’omaggio Michael farà costruire per la moglie una sorta di mausoleo che riproduce la basilica

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Questa èp forse la scena clou del film, quando Michael fa costruire per la moglie un mausoleo che riproduce San Miniato
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In alto ancora una scena davanti a San Miniato, stavolta non si tratta della riproduzio­ne ( sinistra) mentre a destra il protagonis­ta davanti a Ponte Vecchio
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Sopra una passeggiat­a al piazzale degli Uffizi
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Una delle scene del film girata nel cimitero di San Miniato

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