Corriere Fiorentino

I segreti (e le raccomanda­zioni) Così Vasari ci riporta nel ’500

Dentro le pagine dell’Archivio conteso tra gli eredi e lo Stato Le lettere con Cosimo I, Michelange­lo e i grandi del tempo

- Di Chiara Dino

Il 26 dicembre del 1556 Giorgio Vasari decise di passare alla vie di fatto: prese il pennino e informò il suo duca, tramite lettera, dell’impossibil­ità di ultimare l’affresco nella Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio (oggi è lo studio del sindaco di Firenze), nella scena delle nozze tra Caterina de’ Medici ed Enrico II di Francia. Doveva essere un cronista pignolo se lo stallo del suo lavoro, che poi avrebbe completato, era dovuto al fatto che nessuno lo aveva informato per bene su come fosse avvenuto lo scambio degli anelli tra gli sposi.

Il 26 dicembre del 1556 Giorgio Vasari decise di passare alla vie di fatto: prese il pennino e informò il suo duca, tramite lettera, dell’impossibil­ità di ultimare l’affresco nella Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio (oggi è lo studio del sindaco di Firenze), nella scena delle nozze tra Caterina de’ Medici ed Enrico II di Francia.

Doveva essere un cronista pignolo se lo stallo del suo lavoro, che poi avrebbe completato, era dovuto al fatto che nessuno lo aveva informato per bene su come fosse avvenuto lo scambio degli anelli tra i due sposi, se in chiesa o in una stanza. E lui, senza questa informazio­ne non ci pensava neanche a procedere di fantasia. La sua perplessit­à si evince da un brano di una lettera dell’artista di corte a Cosimo I, una di quelle che compone la collezione di documenti dell’Archivio Vasari di Arezzo, da anni oggetto di un contenzios­o legale tra gli eredi, i conti Festari, e lo Stato.

In questo brano (Lettera 2 carte 6 e 7) si legge: Gli è ben vero, che io non posso finire, né fermare l’istoria dello sposalizio di Marsilia per la reina, non avendo io trovato nessuno che si ricordi del dar’ dello anello: se fu in chiesa, o se fu inn camera; o se ‘l papa cantò la messa; o se tenne di mano lui. Che questo sapendolo Vostra Eccellenza, overo se ‘l cavalier Rosso, che allora era col cardinal de’ Medici a far delle piacevolez­ze e trattenere tanti signori, lo poteria sapere, che sendo costì, Vostra Eccellenza gli poterà comettere, che mi distenda con duo righe di parole cotesto, ordine. Se fa o banchetto o nozze? Ma particular­mente l’atto dello anello, e chi vi fu presente?...

Cosimo e Giorgio si scambiaron­o una corrispond­enza fittissima, in generale relativa ai tanti lavori commission­ati dal signore dei Medici all’architetto, pittore e biografo che in quegli anni a Firenze viveva a stretto contatto con la ricchissim­a corte.

Ma non sono solo le missive tra questi due grandi protagonis­ti del Rinascimen­to a formare la copiosa raccolta di documenti, che noi abbiamo potuto vedere nella loro interezza: racchiusi in 31 unità tra filze e buste numerate originaria­mente dall’erede Conte Rasponi-Spinelli, contengono oltre 6.500 carte. Fu lo storico Giovanni Poggi, allora direttore del museo del Bargello a individuar­e l’Archivio nel 1908, nel Palazzo Rasponi Spinelli, in via dei Benci 2, a Firenze, quando ormai se ne erano perse le tracce e il suo annuncio fece scalpore, tanto il Corriere della sera scrisse che «era riemerso dal buio un lembo del secolo d’oro». Notificato nel 1917 fu consegnato dal conte Luciano RasponiSpi­nelli, nel 1921, in deposito al Comune di Arezzo, con la clausola «che esso dovesse essere adeguatame­nte conservato nella casa di Vasari», da poco adattata a Museo. Tutto tranne tre filze di documenti spostate in una casa di famiglia, a Murlo, dove negli anni ’80 i Festari avrebbero subito un furto.

Ma queste sono vicende che attengono alla lunga querelle giudiziari­a che oggi registra un atto di esproprio da parte dello Stato divenuto esecutivo lo scorso aprile, di un ricorso al Tar da parte degli eredi e della nomina di vari periti per valutarne il valore commercial­e. Quello documentar­io è straordina­rio se è vero che, grazie al lavoro di digitalizz­azione e trascrizio­ne portato avanti dalla Soprintend­enza Archivisti­ca della Toscana oggi siamo a conoscenza di quanto custodisce. Una miniera pazzesca di idee, curiosità, notizie che si aggiunge a quanto già conosciuto e custodito all’Archivio di Stato di Firenze. Una parte cospicua contiene notizie relative all’amministra­zione delle proprietà dell’artista. Un’altra raccoglie la corrispond­enza che lui ebbe con varie personalit­à dell’epoca: Cosimo I e Francesco de’ Medici, cardinali, alti prelati e religiosi (Monsignor Sangallett­i, segretario di papa Pio V, padre Miniato Pitti…), letterati e artisti (Annibal Caro, Pietro Vettori…) e soprattutt­o Michelange­lo Buonarroti di cui sono conservate 17 lettere. Non basta: c’è la corrispond­enza con Vincenzo Borghini e soprattutt­o ci sono il libro delle Ricordanze di Giorgio Vasari, e il suo Zibaldone, in cui sono descritte invenzioni per le sue opere pittoriche, architetto­niche ed apparati scenici, di mano sua e di altri. Elenco non esaustivo questo ma che rende l’idea di cosa ci sia in ballo in questa lunga contesa giudiziari­a.

E che, per esempio, risulta di inestimabi­le valore laddove nel carteggio tra Vasari e Michelange­lo ci si imbatte in un disegno autografo del Buonarroti per la realizzazi­one per la cupola della Cappella del Re di Francia in San Pietro. A corredo di questo disegno, (chi ha buona memoria ricorderà che era già stato esposto nel 2016 alla mostra sulla corrispond­enza tra Michelange­lo e Vasari a Palazzo Medici Riccardi) Michelange­lo informava (era l’1 luglio del 1507) Vasari di un suo errore nella progettazi­one di una centina della cupola (Lettera 15, carta 23). La centina, segniata di rosso la prese il capo maestro in sul corpo di tucta la volta; dipoi, come si cominciò a pressare al mezzo tondo, che è nel colmo di decta volta, s’acorse dell’errore che facea decta centina, come si vede qui nel disegnio: ché con una centina sola si governava, dove hanno a essere

infinite, come son qui nel disegnio le segniate di nero. Con questo errore è ita la volta tanto inanzi, che e’ s’ha a disfare un gran numero di pietre, perché in decta volta non ci va nulla di muro, ma tucto trevertino; e ‘l diamitro de’ tondi, senza la cornice che gli recignie, è ventidua. Questo errore, avendo il modello facto apunto, com io fo dogni cosa, [ma] è stato per non vi potere andare spesso per la vechieza. E dove io credecti, che ora fussi finita decta volta, non sarà finita in tucto questo verno; e se si potessi morire di vergognia e dolore, io non sarei vivo.

È sempre grazie a una lettera di Michelange­lo a Vasari del 19 settembre del 1554 che conosciamo il suo celebre sonetto Giunto è già il corso della vita mia (Lettera 5, carte 9-10). Ma se di questo carteggio già s’è detto grazie a quella mostra nulla o poco si sa di quelle frequentis­sime epistole tra Cosimo e Giorgio, interessan­ti perché danno notizie storiche, ci informano su usi e costumi del tempo, ci aprono una porta d’accesso per comprender­e l’arte dell’aretino.

Numerosiss­ime sono le lettere con cui lo stesso Vasari informa il duca Cosimo I sullo stato dei lavori degli Uffizi costruiti tra il 1559 e 1582. Il 12 settembre 1560, a lavori appena iniziati dunque, Vasari per esempio scriveva (Lettera 7, carte 15 e 16) Il secondo fondamento della fabrica de’ Magistrati di verso la Zeca è tutto ripieno di ghiaia e calcina; e vanno preparando da questa banda fare il secondo fondamento. Dirinpetto quegli da San Piero Scheraggio hanno l’altro fondamento cominciato, tutti e’ vanno seguitando, ché fino a ora hanno auto che fare per rovinar le case. È evidente che siamo alle battute iniziali di quel grandioso cantiere che avrebbe dato vita alla fabbrica dei Magistrati.

Estremamen­te istruttiva per chi volesse conoscere il peso politico raggiunto dal Vasari alla corte medicea è uno scritto (Lettera 8, carte 18 e 19) in cui l’artista, per il governo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, raccomanda caldamente al duca Cosimo l’amico Carlo Ghelardi. Vi si legge infatti: Mi è parso di mettere innanzi a Quella ser Carlo Gherardi,

procurator­e alla Mercatanzi­a; il quale ho inteso che altra volta suplicò per il medesimo a Vostra Eccellenza Illustriss­ima e perché lo conosco per questo di giudizio e sufizienti­ssimo e molto servitore di Vostra Eccellenza di fede e di bontà e serventiss­imo per i suoi ministri a corte e diligente (che è tutto quel che ha bisognio quel luogo), volentieri lo metto innanzi e lo raccomando a Vostra Eccellenza Illustriss­ima per benefizio dell’Opera.

Le pressioni sulle «nomine giuste» di Vasari a Cosimo sono tante. La lettera 12, carte 25 e 32 - del 31 marzo 1561 parla della fabbrica degli Uffizi e del nome del possibile Provvedito­re Generale relativame­nte alla fabbrica. Ci resta solo, che Vostra Eccellenza con quel modo che più gli parrà a proposito, consideri alla elezione del proveditor generale, e sebene io ragionai a Quella di Bernardo Puccini e di Tanai de’ Medici, Vi propongo ancora Pier Covoni e Antonio Miniati, che ogniuno saria il caso...». Vasari, a quei tempi, era un vera potenza.

Sono gustosi, però, anche i contenuti di quelle scritte a Vasari da Cosimo I: nella lettera 25, carte 49-50, del 10 novembre 1561 a proposito di querelle intorno alla fabbrica degli Uffizi Cosimo descrive in modo eccellente l’attitudine tutta fiorentina alle eterne diatribe. Vi si legge infatti: Quanto alla fabbrica de Magistrati e della freddezza de Proveditor­i e altri umori loro, non intendiamo quel che voi vi vogliate dire, ché, come l’averemo inteso, vi rispondere­mo, e ricordatev­i, che gli Fiorentini combattono sempre insieme; e che sendo voi Aretino e non Fiorentino, non entriate nelle brighe loro, e che Noi non potemmo mai accozzare duoi Fiorentini insieme che fussino d’accordo.

Ieri come oggi Noi non potemmo mai accozzare duoi Fiorentini insieme che fussino d’accordo

 ??  ?? Giorgio Vasari nel suo celebre autoritrat­to Pittore, architetto e storico dell’arte Vasari è vissuto tra il 1511 e il 1574
Giorgio Vasari nel suo celebre autoritrat­to Pittore, architetto e storico dell’arte Vasari è vissuto tra il 1511 e il 1574
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Protagonis­ta A sinistra Giorgio Vasari in un suo «Autoritrat­to» realizzato tra il 1550 e il 1567 e custodito agli Uffizi
Protagonis­ta A sinistra Giorgio Vasari in un suo «Autoritrat­to» realizzato tra il 1550 e il 1567 e custodito agli Uffizi
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy