Corriere Fiorentino

Quanto vale la collezione? Una diatriba senza fine

- C.D.

Antonio Paolucci la storia dell’Archivio Vasari e della lunga querelle che vede contrappor­si gli eredi Festari allo Stato per la sua proprietà la conosce bene. Oggi è in prima linea nella gestione delle ultime battute di questa storia infinita che, dopo anni di contrappos­izioni, ha visto lo Stato procedere con l’esproprio del bene agli eredi Festari (lo sono divenuti in forza del testamento della Contessa Flora Romano Rasponi Spinelli, precedente proprietar­ia del bene quando, il 4 ottobre del 1985, venne reso pubblico il suo testamento che vedeva in Giovanni Festari il beneficiar­io, quale unico erede della stessa contessa). Dopo il ricorso al Tar degli eredi di Festari allo Stato che ha proceduto all’esproprio del bene ad aprile scorso, Antonio Paolucci è stato nominato perito del Tribunale di Arezzo dal presidente. La sua nomina è arrivata dopo il rifiuto di monsignor Sergio Pagano, vescovo e prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano che ha rinunciato perché oberato di impegni. Se la dovrà vedere con il perito scelto dai Festari che è Renato Saggiori. Mentre per il ministero il tecnico scelto è Francesco Caglioti. La questione non è da poco: si tratta di valutare il valore del bene, in sostanza il risarcimen­to da dare ai Festari nel caso in cui il loro ricorso al Tar non venisse accolto. Le cifre in ballo sono le più diverse. Lo Stato ha valutato l’Archivio per 1 milione e mezzo di euro. I Festari ricordano che nel 2009 erano sul punto di vendere interament­e quelle carte alla Ross Engineerin­g (russa)società appartenen­te alla Ross Gruop per 150 milioni, vendita che sfumò all’ultimo minuto sostengono loro «per interferen­za dello Stato». È evidente che ci sarà guerra. Tanto che Paolucci resta cauto: «Sì ho accettato l’incarico — ci dice sbrigativo per telefono — ma adesso è presto per prevedere cosa si deciderà. Devo prima riunirmi con gli altri esperti e in questi giorni d’agosto non si è fatto nulla». «Quand’era ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli (tra il 2006 e il 2008 ndr.) lo Stato — ricorda oggi Tommaso Festari — ci propose di acquistare il nostro Archivio per 75 milioni di euro. La cosa fu bloccata per un intervento di Paolucci che, lavorando con Rutelli, sconsigliò di procedere in questo senso sostenendo che non era opportuno e che la cifra da corrispond­ere non avrebbe dovuto superare i 2 milioni. Ci stupisce, quindi, che il professor Paolucci sia ancora chiamato a valutare quanto ha già valutato in passato. Di più auspichiam­o che rinunci. Com’è possibile valutare una lettera autografa di Michelange­lo qualcosa come 200 euro?». La consideraz­ione girata all’interessat­o viene da lui accolta anche se taglia corto: «Ricordo che anni fa ci fu una doppia valutazion­e di quelle carte. E le cifre erano più o meno quelle di cui mi parla. Ma sono passati tanti anni e oggi bisognerà riprendere in mano la pratica» dice. Pratica ingarbugli­atissima se è vero che la prima volta che si parlò di un passaggio delle carte, previo pagamento, dai Festari allo Stato era il 1991. Allora era ancora vivo Giovanni Festari, padre di Tommaso, e lui propose di cedere il bene in cambio di 8 miliardi delle vecchie lire. Si trattava della somma che lui stesso avrebbe dovuto corrispond­ere allo Stato per sanare i suoi debiti per le tasse di succession­e. «Ci andava bene questa cifra perché c’era ancora la causa per il possesso del bene — dice Tommaso Festari — Quell’acquisto saltò: nel frattempo venne posta sull’Archivio una notifica per vincolarlo alla Casa Vasari di Arezzo». La querelle dura sino a oggi. Tra carte bollate, avvocati e polemiche. Mentre quelle carte nascondo una miniera di notizie.

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Antonio Paolucci e a sinistra Tommaso Festari

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