QUEI CORSI E RICORSI DI CHI VORREBBE GLI ITALIANI RAZZISTI
Caro direttore, il dibattito, tanto importante quanto talvolta sgradevole, sul razzismo degli italiani deve tener conto in prima battuta di due questioni. La prima è che le razze non esistono e di questo bisognerebbe avvertire tutti. In questo senso 10 anni fa, in occasione del settantesimo delle leggi razziali, un gruppo di studiosi, fra i quali piace ricordare Rita e Levi Montalcini, firmò un Manifesto degli scienziati antirazzisti. Per quanto riguarda la diversità, Marcello Buiatti, docente di genetica, sostiene che minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, ciascuno è diverso da se stesso. La seconda, apparentemente linguistica ma pericolosamente superficiale, riguarda il fatto che non ha senso, in ogni occasione, parlare di «italiani» così come di «inglesi» o ancor meno di «arabi» di «musulmani»: ciascuno ha una propria personalità. Certo esiste quella che in antropologia si chiama prudentemente «personalità di base» che coglie valori, comportamenti, gusti, lingua più diffusi in un Paese o semplicemente in una comunità. Ma per il resto ogni cittadino è se stesso. Purtroppo esistono oggi come ieri pratiche politico-culturali che vogliono decidere quali devono essere i valori da condividere e, questi, non sono sempre positivi secondo quello che magari intendiamo noi, mentre lo sono per altri. Le tecniche sono del tutto evidenti e si basano soprattutto sul «ricatto» economico fomentando la paura di perdere dei privilegi magari inesistenti. Il «branco» e i suoi valori tendono ad allargarsi sopratutto se favoriti da politiche deboli che tentano così dì rafforzarsi. Paolo Mieli, sul Corriere della Sera del 22 agosto, riassume bene l’utilizzo della teoria del complotto o dei poteri forti come si dice diffusamente oggi. Un esempio fra tutti il famoso, quanto falso ovviamente, complotto demo-pluto-giudaico-massonico di triste memoria. È sempre la ricerca di un capro espiatorio per favorire forme varie di soluzioni autoritarie quando non addirittura dittatoriali. Quindi non si tratta di dire se gli italiani siano o no razzisti. Dobbiamo invece sottolineare che il tentativo di farli diventare tali (almeno la maggioranza) sta compiendo passi da gigante utilizzando strumenti che nella propaganda del fascismo non erano ovviamente disponibili e quindi oggi tutto è più drammaticamente facile. La storia stenta ad essere maestra di vita. Le leggi razziali contro gli ebrei di 80 anni fa furono volute dal fascismo coerentemente con la propria politica in un momento di crisi per sviare la protesta soprattutto dei giovani che scalpitavano per un rilancio del regime. Oggi la cosa si è paradossalmente capovolta. Si parte dal razzismo per arrivare ad una sorta di regime. Magari senza parlamento! Ma l’opposizione dov’è? Impegniamoci a costruirla.