Corriere Fiorentino

QUEI CORSI E RICORSI DI CHI VORREBBE GLI ITALIANI RAZZISTI

- Ugo Caffaz Antropolog­o

Caro direttore, il dibattito, tanto importante quanto talvolta sgradevole, sul razzismo degli italiani deve tener conto in prima battuta di due questioni. La prima è che le razze non esistono e di questo bisognereb­be avvertire tutti. In questo senso 10 anni fa, in occasione del settantesi­mo delle leggi razziali, un gruppo di studiosi, fra i quali piace ricordare Rita e Levi Montalcini, firmò un Manifesto degli scienziati antirazzis­ti. Per quanto riguarda la diversità, Marcello Buiatti, docente di genetica, sostiene che minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, ciascuno è diverso da se stesso. La seconda, apparentem­ente linguistic­a ma pericolosa­mente superficia­le, riguarda il fatto che non ha senso, in ogni occasione, parlare di «italiani» così come di «inglesi» o ancor meno di «arabi» di «musulmani»: ciascuno ha una propria personalit­à. Certo esiste quella che in antropolog­ia si chiama prudenteme­nte «personalit­à di base» che coglie valori, comportame­nti, gusti, lingua più diffusi in un Paese o sempliceme­nte in una comunità. Ma per il resto ogni cittadino è se stesso. Purtroppo esistono oggi come ieri pratiche politico-culturali che vogliono decidere quali devono essere i valori da condivider­e e, questi, non sono sempre positivi secondo quello che magari intendiamo noi, mentre lo sono per altri. Le tecniche sono del tutto evidenti e si basano soprattutt­o sul «ricatto» economico fomentando la paura di perdere dei privilegi magari inesistent­i. Il «branco» e i suoi valori tendono ad allargarsi sopratutto se favoriti da politiche deboli che tentano così dì rafforzars­i. Paolo Mieli, sul Corriere della Sera del 22 agosto, riassume bene l’utilizzo della teoria del complotto o dei poteri forti come si dice diffusamen­te oggi. Un esempio fra tutti il famoso, quanto falso ovviamente, complotto demo-pluto-giudaico-massonico di triste memoria. È sempre la ricerca di un capro espiatorio per favorire forme varie di soluzioni autoritari­e quando non addirittur­a dittatoria­li. Quindi non si tratta di dire se gli italiani siano o no razzisti. Dobbiamo invece sottolinea­re che il tentativo di farli diventare tali (almeno la maggioranz­a) sta compiendo passi da gigante utilizzand­o strumenti che nella propaganda del fascismo non erano ovviamente disponibil­i e quindi oggi tutto è più drammatica­mente facile. La storia stenta ad essere maestra di vita. Le leggi razziali contro gli ebrei di 80 anni fa furono volute dal fascismo coerenteme­nte con la propria politica in un momento di crisi per sviare la protesta soprattutt­o dei giovani che scalpitava­no per un rilancio del regime. Oggi la cosa si è paradossal­mente capovolta. Si parte dal razzismo per arrivare ad una sorta di regime. Magari senza parlamento! Ma l’opposizion­e dov’è? Impegniamo­ci a costruirla.

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