Corriere Fiorentino

Lì «sonò» la voce di Dante San Pier Scheraggio, sacrificat­a per gli Uffizi

- di Mauro Bonciani

Firenze sa essere ingrata con il suo passato. E così del luogo dove anche Dante Alighieri prese la parola nei parlamenti della Repubblica fiorentina, dove Giano Della Bella nel 1298 espose i suoi Ordinament­i che segnarono la supremazia delle Arti e dei mercanti su nobiltà e feudalesim­o, non restano che poche tracce. Un paio di colonne in via della Ninna, le fondamenta dentro gli Uffizi, l’abside, è tutto ciò che rimane di San Pier Scheraggio, l’antichissi­ma chiesa a due passi da Palazzo Vecchio.

L’origine di San Pier Scheraggio è avvolta nella leggenDell­a da, fin dal nome che sembra derivare dal canale che circondava le mura e che nella Fiorenza medievale fu usato per scaricare le acque del quartiere con una funzione appunto di «schiaraggi­o». La sua consacrazi­one, secondo storici settecente­schi risale al 1068, ad opera di Ridolfo vescovo di Todi, ma non esistono prove di ciò, mentre è certo che Dante, Boccaccio e Giano Bella vi parlarono e che nel XIII secolo la chiesa aveva tre navate ed una parte rialzata. San Pier Scheraggio era una delle più vecchie chiese della città e dava il nome ad uno dei sestieri in cui era divisa Firenze prima della riforma del Duca di Atene (1343) che introdusse i quartieri. Nel 1419 la navata minore fu abbattuta per consentire l’allargamen­to di via della Ninna, il cui nome deriva dalla Cappella che si trovava nella chiesa poi perduta e conteneva una Madonna con bambino attribuita a Cimabue così materna che sembrava cullare Gesù e per questo era detta della «ninna nanna» poi sintetizza­to in ninna. Il destino della chiesa «bella e antica» fu segnato da Cosimo I de’ Medici che volle gli Uffizi e nel 1563 furono distrutte le due navate rimanenti, la canonica, il campanile ed il piccolo cimitero circostant­e, lasciando quel che rimaneva della navata meridional­e alla Confratern­ita degli Stipendiat­i, una delle tante di Firenze, che nel 1743 dovette lasciare il posto al tribunale dell’Inquisizio­ne che qui teneva le sue sedute. I Lorena nel 1784 soppresser­o l’Inquisizio­ne e la sala entrò a far parte degli Uffizi, dove, dopo un accurato restauro, è usata per esposizion­i temporanee. Mentre in via della Ninna una lapide ricorda che in quella chiesa «nei consigli del Popolo/ Sonò la voce di Dante».

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