Corriere Fiorentino

LA LEGA E LA FABBRICA DEI NEMICI DEL POPOLO

- Di David Allegranti

presidente del Consiglio. Il successo di Salvini arriva in realtà da lontano. Negli ultimi cinque anni ha trasformat­o la vecchia Lega Nord da partito territoria­le, concentrat­o sopratutto nel Nord d’Italia, a partito generalist­a, nazionale e nazionalis­ta, coltivando simpatie euroscetti­che. Ha indiv i d u a t o , appunto, alcuni «nemici del popolo » precisi (i migranti, l’Unione Europea e i suoi vertici; il caso della nave Diciotti è emblematic­o) ed è riuscito a far diventare mainstream nell’elettorato italiano le preoccupaz­ioni sull’immigrazio­ne e la sicurezza, denunciand­o una « invasione » inesistent­e da parte di migranti e rifugiati e attaccando le Ong che li salvano. Sono i numeri, peraltro, a certificar­lo: secondo i dati dello stesso ministero dell’Interno, nel periodo tra il primo gennaio e il 24 agosto, sulle coste italiane sono sbarcate 18.872 persone, l’ 80,09 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017 e il l’81,46 per cento in meno rispetto al 2016.

La «invasione» insomma non c’è, mentre i problemi dell’Italia sono altri, dall’enorme debito pubblico (2.300 miliardi) alla corruzione. A Salvini, però, conviene parlare di migranti, perché gli permette di conquistar­e tv e titoli di giornali. È anche un modo per cercare validi alleati in Europa tra i sovranisti populisti. Come abbiamo già annotato, il prossimo anno ci sono le elezioni europee che potrebbero cambiare il volto di Bruxelles. Salvini potrebbe approfitta­rne per far crescere ulteriorme­nte il proprio consenso interno. E anche se probabilme­nte non ha un disegno organico di ricostruzi­one dell’Unione Europea — alcuni tra i suoi dirigenti di partito, compresi gli economisti euroscetti­ci, sempliceme­nte vorrebbero uscirne, così come vorrebbero uscire dalla zona euro — è evidente che i suoi compagni d’avventura populisti, come il gruppo di Visegrád, possono essergli utili anche per perseguire suoi interessi di bottega.

C’è però un dettaglio non secondario: gli «amici» di Salvini se ne infischian­o non poco dell’Italia, come dimostrano i dati (fonte Ispi) sulla ricollocaz­ione dei migranti dal nostro paese ad altri in Europa. In Germania ne sono stati ricollocat­i 5.436, in Svezia 1.392, nei Paesi Bassi 1.020, in Spagna 924. E in Polonia e Ungheria? Zero. Alla faccia dell’amicizia. Il capo della Lega tuttavia intende presentare le prossime elezioni europee come uno scontro fra «élite e popolo»; da una parte il tradiziona­le blocco liberale, socialdemo­cratico che ha governato finora l’Europa — definito sprezzante­mente «tecnocrati­co» dagli avversari — e le sue istituzion­i a Bruxelles, dall’altra un «popolo», di cui Salvini sarebbe portavoce, aggredito dall’immigrazio­ne. L’affermazio­ne dei sovranisti, anche senza un progetto ideologico comune, realizzere­bbe lo scenario descritto dal politologo Ivan Krastev in «After Europe», libro che meriterebb­e una traduzione in lingua italiana.

Finora la letteratur­a distopica non ha preso mai in consideraz­ione l’ipotesi di una disgregazi­one dell’Europa, ma la crisi dei rifugiati, scrive Krastev, «è l’Undici Settembre europeo». Salvini e i suoi alleati sono pronti a trasformar­e quella distopia in triste realtà. «La caratteris­tica principale del populismo è l’ostilità non all’elitismo ma al pluralismo», aggiunge il politologo bulgaro. E infatti i sovranisti, in Europa e altrove, usano élite ed elitario come un insulto, ma è in realtà la società aperta il loro avversario. Un avversario da sconfigger­e ovunque, non solo alle elezioni europee.

L ’anno prossimo si vota in città imp o r t ant i come Firenze, Prato, Livorno e nel 2020 ci sono le elezioni regionali. Il centrodest­ra unito a guida leghista ha dimostrato recentemen­te di essere vincente e competitiv­o, ma in giro per l’Italia sta anche montando l’insofferen­za nei confronti degli alleati, troppo deboli e troppo critici verso il governo. Pochi giorni fa la Lega ha annunciato che correrà da sola in Abruzzo, un primo segnale di smarcament­o da Forza Italia. Chissà che nei prossimi mesi non vengano idee autonomist­e anche da queste parti.

 Salvini parla di invasione di migranti anche se i dati dicono che non è in corso una emergenza, per far crescere il suo consenso e per creare un asse con altri sovranisti europei I quali però non hanno ospitato un solo migrante arrivato in Italia

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Enrico Rossi
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Viktor Orbán
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