LA LEGA E LA FABBRICA DEI NEMICI DEL POPOLO
presidente del Consiglio. Il successo di Salvini arriva in realtà da lontano. Negli ultimi cinque anni ha trasformato la vecchia Lega Nord da partito territoriale, concentrato sopratutto nel Nord d’Italia, a partito generalista, nazionale e nazionalista, coltivando simpatie euroscettiche. Ha indiv i d u a t o , appunto, alcuni «nemici del popolo » precisi (i migranti, l’Unione Europea e i suoi vertici; il caso della nave Diciotti è emblematico) ed è riuscito a far diventare mainstream nell’elettorato italiano le preoccupazioni sull’immigrazione e la sicurezza, denunciando una « invasione » inesistente da parte di migranti e rifugiati e attaccando le Ong che li salvano. Sono i numeri, peraltro, a certificarlo: secondo i dati dello stesso ministero dell’Interno, nel periodo tra il primo gennaio e il 24 agosto, sulle coste italiane sono sbarcate 18.872 persone, l’ 80,09 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017 e il l’81,46 per cento in meno rispetto al 2016.
La «invasione» insomma non c’è, mentre i problemi dell’Italia sono altri, dall’enorme debito pubblico (2.300 miliardi) alla corruzione. A Salvini, però, conviene parlare di migranti, perché gli permette di conquistare tv e titoli di giornali. È anche un modo per cercare validi alleati in Europa tra i sovranisti populisti. Come abbiamo già annotato, il prossimo anno ci sono le elezioni europee che potrebbero cambiare il volto di Bruxelles. Salvini potrebbe approfittarne per far crescere ulteriormente il proprio consenso interno. E anche se probabilmente non ha un disegno organico di ricostruzione dell’Unione Europea — alcuni tra i suoi dirigenti di partito, compresi gli economisti euroscettici, semplicemente vorrebbero uscirne, così come vorrebbero uscire dalla zona euro — è evidente che i suoi compagni d’avventura populisti, come il gruppo di Visegrád, possono essergli utili anche per perseguire suoi interessi di bottega.
C’è però un dettaglio non secondario: gli «amici» di Salvini se ne infischiano non poco dell’Italia, come dimostrano i dati (fonte Ispi) sulla ricollocazione dei migranti dal nostro paese ad altri in Europa. In Germania ne sono stati ricollocati 5.436, in Svezia 1.392, nei Paesi Bassi 1.020, in Spagna 924. E in Polonia e Ungheria? Zero. Alla faccia dell’amicizia. Il capo della Lega tuttavia intende presentare le prossime elezioni europee come uno scontro fra «élite e popolo»; da una parte il tradizionale blocco liberale, socialdemocratico che ha governato finora l’Europa — definito sprezzantemente «tecnocratico» dagli avversari — e le sue istituzioni a Bruxelles, dall’altra un «popolo», di cui Salvini sarebbe portavoce, aggredito dall’immigrazione. L’affermazione dei sovranisti, anche senza un progetto ideologico comune, realizzerebbe lo scenario descritto dal politologo Ivan Krastev in «After Europe», libro che meriterebbe una traduzione in lingua italiana.
Finora la letteratura distopica non ha preso mai in considerazione l’ipotesi di una disgregazione dell’Europa, ma la crisi dei rifugiati, scrive Krastev, «è l’Undici Settembre europeo». Salvini e i suoi alleati sono pronti a trasformare quella distopia in triste realtà. «La caratteristica principale del populismo è l’ostilità non all’elitismo ma al pluralismo», aggiunge il politologo bulgaro. E infatti i sovranisti, in Europa e altrove, usano élite ed elitario come un insulto, ma è in realtà la società aperta il loro avversario. Un avversario da sconfiggere ovunque, non solo alle elezioni europee.
L ’anno prossimo si vota in città imp o r t ant i come Firenze, Prato, Livorno e nel 2020 ci sono le elezioni regionali. Il centrodestra unito a guida leghista ha dimostrato recentemente di essere vincente e competitivo, ma in giro per l’Italia sta anche montando l’insofferenza nei confronti degli alleati, troppo deboli e troppo critici verso il governo. Pochi giorni fa la Lega ha annunciato che correrà da sola in Abruzzo, un primo segnale di smarcamento da Forza Italia. Chissà che nei prossimi mesi non vengano idee autonomiste anche da queste parti.
Salvini parla di invasione di migranti anche se i dati dicono che non è in corso una emergenza, per far crescere il suo consenso e per creare un asse con altri sovranisti europei I quali però non hanno ospitato un solo migrante arrivato in Italia