Una farfalla per non dimenticare A Rosignano il murale per Sofia
Dopo i due a Firenze un altro disegno dedicato alla bambina scomparsa nel 2017
Una farfalla che spicca il volo e la scritta «rari non invisibili». È stato inaugurato ieri al centro culturale «Le Creste» di Rosignano Solvay il terzo murale alto ben 4 metri dedicato a Sofia De Barros, la bambina di 8 anni scomparsa lo scorso 30 dicembre a causa di una rara patologia neurodegenerativa: la leucodistrofia metacromatica.
Durante la malattia, i cui sintomi si sono iniziati a manifestarsi nel secondo anno di vita, la piccola Sofia era stata definita la «bambina Farfalla» per la sua delicatezza e fragilità. Ed è stato proprio questo il riferimento del murale «scoperto» e mostrato ieri dal sindaco di Rosignano Alessandro Franchi, oltre che dai genitori della piccola, Caterina Ceccuti e Guido De Barros. Tutto in una data speciale: quello che sarebbe stato il nono compleanno della piccola. Quello di ieri, come detto, è il terzo murale dell’Associazione «Voa Voa Onlus Amici di Sofia». I primi due erano stati scoperti e mostrati nei mesi scorsi a Firenze, città di nascita della piccola bambina.
«Abbiamo accettato molto volentieri l’idea di portare qui a Rosignano un ricordo di Sofia — ha detto il sindaco Franchi — d’altronde la bambina ha vissuto qui per buona parte della sua vita e noi abbiamo sempre seguito con i suoi genitori l’evolversi della malattia. Inoltre, abbiamo deciso di portare lo stencil (la matrice per le riproduzioni del disegno, ndr) in questo centro culturale, così che possa essere uno spunto di riflessione per tutti i cittadini di Rosignano, compresi i giovani». Durante la manifestazione la madre di Sofia, Caterina Ceccuti, ha letto una poesia che aveva scritto durante la malattia della bambina: «Leggendola oggi, mi torna in mente e penso che sia qui a giocare intorno a me», ha raccontato commossa.
La piccola era nata nel 2009 senza evidenziare alcun problema di salute. Un anno e mezzo dopo aveva iniziato a zoppicare, poi si è paralizzata e in pochi mesi è diventata cieca. Nei giorni della malattia di Sofia i genitori avevano portato avanti una battaglia (anche legale) per avere l’accesso alle cure tramite l’infusione delle cellule staminali agli Spedali Civili di Brescia, pur non sposando mai la causa del metodo Stamina ideato da Davide Vannoni, successivamente arrestato per associazione a delinquere.
Il sindaco
Speriamo che questo gesto possa essere uno spunto di riflessione i più giovani