Corriere Fiorentino

QUANTE TINAIA CI SONO IN TOSCANA?

- Enrico Nistri

Dietro la riconoscen­za dei profughi per sindaca e ministro leghista si nasconde però anche un’altra realtà. L’emergenza sbarchi, che nei mesi di punta ha visto i prefetti, ridotti ad affittacam­ere con pasti, pietire ovunque sistemazio­ni per i nuovi arrivati, ha lasciato campo libero a nuove fantasiose manifestaz­ioni dell’italica arte di arrangiars­i. In una nazione in cui erano ormai sature le due tradiziona­li valvole di sfogo alla disoccupaz­ione, la tentazione di giocare le proprie carte alla fiera dei buoni sentimenti si è fatta irresistib­ile. Agriturism­i in disuso, alberghi senza clienti, rustici fatiscenti hanno conosciuto una seconda giovinezza. E pazienza se negli atri muschiosi uggiva la muffa come in un coro dell’Adelchi: chi non paga di tasca propria di rado protesta. A Cascina qualcosa non ha funzionato. Il confronto surreale fra la sindaca «cattivista» che difendeva i migranti denunciand­o le magagne del centro e il gestore «buonista» della Tinaia, che li accusava di essersi inventati tutto, si è risolto nella chiusura della struttura. Se nella gestione del centro vi sia stata semplice superficia­lità, deciderà eventualme­nte la magistratu­ra. Resta da chiedersi quante Tinaie operino ancora in Toscana, magari accanto a strutture animate da un autentico spirito umanitario.

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