DOPO DI LOUIS A 50 ANNI DA SANREMO
Al via stasera il 17° festival jazz alla Rocca di Castruccio: otto concerti in 4 giorni dedicati al mito di Armstrong a mezzo secolo dalla sua esibizione all’Ariston Con l’Orchestra di Barga, Dado Moroni, Jim Rotondi. Ospite speciale Jeremy Pelt
«Ciao, stasera son qui, mi va di cantare». Come dimenticare queste parole pronunciate da Louis Armstrong sul palco del festival di Sanremo. Stava per intonare, appunto, Mi va di cantare. Era il 1968 e il pubblico dell’Ariston e di Rai 1 non era abituato a trovarsi davanti un artista così distante dai canoni di una kermesse nazionalpopolare. Quella serata entrò nella storia, anche grazie a Pippo Baudo e all’improvvisata scenetta comica che vide protagonista proprio la tromba di Satchmo.
A cinquant’anni di distanza il Serravalle Jazz omaggia quell’esibizione fuori dall’ordinario e intitola la sua diciassettesima edizione, dedicata ai mille volti del canto jazz, proprio come quella canzone: Mi va di cantare. Da stasera al 29 agosto ecco quattro serate di doppi concerti alla Rocca di Castruccio di Serravalle Pistoiese. «Spaziamo dal jazz più arcaico, che si faceva nelle campagne intorno a New Orleans, fino all’avanguardia», spiega il direttore artistico, Maurizio Tuci. Tra le voci di spicco Ada Montellanico e Claudia Solal, che sarà affiancata da un originale ensemble italo-franco-spagnolo. Ospite d’onore della serata inaugurale, che come da tradizione vede scavi, alla scoperta delle tombe. Sono otto quelle restaurate che hanno restituito vasi di ceramica, calici e coppe per il consumo del vino. All’interno della cantina è presente un museo dove sono custodite le ceramiche recuperate dal Mediterraneo orientale e dalla Grecia e dove è possibile assaggiare il vino negli in scena la Barga Jazz Orchestra diretta da Mario Raja, è il trombettista newyorkese Jeremy Pelt: il suo stile, tra i più amati della scena contemporanea, evoca Dizzy Gillespie. In apertura, sempre stasera, il duo formato da Riccardo Fassi al pianoforte e dal trombettista Jim Rotondi.
A Dado Moroni va il Premio Renato Sellani 2018: il musicista e compositore genovese è «uno dei più grandi pianisti jazz europei, dalla pronuncia r i tma t a e de c i s amente antichi calici, come facevano gli Etruschi. «Gli ospiti — spiegano dalla cantina — potranno scoprire la cantina progettata da Renzo Piano ed esplorare la mostra etrusca allestita da Italo Rota, approfondendo le radici della magica arte di produrre il vino che risale, in zona, a quasi tre millenni fa».