Corriere Fiorentino

NÉ BUSINESS NÉ MISERICORD­IA

- Di Paolo Ermini

L’accoglienz­a non può essere né misericord­ia né business. L’accoglienz­a è, anzi deve essere, la risposta a un’emergenza. Ispirata da spirito umanitario, certo, che però non può diventare il motore di un’attività economica vera e propria. Un conto è retribuire chi mette a disposizio­ne spazi e servizi per periodi limitati, e un conto è alimentare una rete che pensa, innanzitut­to, a far profitti. Perché così lo scopo, e cioè la dignità dei migranti, diventa il mezzo per garantire una catena di interessi.

La conclusion­e dell’inchiesta aperta dalla Procura di Firenze ci dirà quanto siano fondate le accuse in base alle quali sono stati arrestati due gestori di centri di accoglienz­a e indagati il presidente di una grande cooperativ­a e quello di un consorzio di coop che operano in Toscana. Ma un effetto c’è già ed anche molto evidente: la palata di fango che colpisce tutto il mondo della cooperazio­ne sociale. L’appartenen­za al mondo cattolico delle realtà e dei personaggi finiti nel mirino della magistratu­ra accentua disagio e sconcerto. Ne trarrà vantaggio Matteo Salvini, che da mesi martella l’opinione pubblica attaccando ogni iniziativa legata al fenomeno dell’immigrazio­ne, per alimentare un consenso che inevitabil­mente provocherà un rifiuto crescente di chiunque si profili all’orizzonte. Sul Corriere della Sera di ieri Ernesto Galli Della Loggia invitava la sinistra italiana a darsi una scossa fatta di concretezz­a, a partire proprio dalla questione dell’immigrazio­ne. E a liberarsi dalla trappola in cui si è lasciata incastrare muovendosi solo ed esclusivam­ente su un piano etico e astratto. I salvataggi in mare vanno fatti, scriveva Galli, ma perché non riconoscer­e che l’Italia è finita ostaggio delle organizzaz­ioni libiche di trafficant­i di uomini che proditoria­mente trasforman­o quei disperati in naufraghi affinché poi siano portati in salvo nei nostri porti?

E ugualmente, aggiungiam­o noi, perché continuare a non tener conto che i 35 euro stanziati dall’Italia per ciascun migrante sono spesi nel 70 per cento dei casi per individui ai quali in seguito non viene riconosciu­to lo status di rifugiato e che, una volta fuori dai centri nati nelle varie regioni, scompaiono nel nulla? Sono gli immigrati fantasma che in parte raggiungon­o altri Paesi e in parte restano qui, in clandestin­ità, foraggiand­osi anche con attività illegali.

Nel frattempo però quei 35 euro hanno impinguato le casse di coloro che con l’immigrazio­ne hanno fatto piccole o grandi fortune.

E perché, ancora, permettere che anche delle Srl possano fare accoglienz­a? Una domanda da rivolgere in particolar­e alle cooperativ­e, che hanno una dichiarata finalità sociale. Non sarebbe dunque il caso di ripensare a tutto il sistema prima che la propaganda travolga negli scandali anche associazio­ni e singoli che meriterebb­ero solo di essere ringraziat­i? Nel mondo cattolico, nella Chiesa stessa, si rifletta sul da farsi per evitare veleni e strumental­izzazioni. E la sinistra e il Pd in particolar­e ripartano da casi come quelli di Signa e Lastra a Signa per cambiare strada se vogliono recuperare la credibilit­à perduta. Non saranno le fumisterie verbali e le sparate contro la coalizione giallo-verde a riaprire all’opposizion­e la via del governo. Né a trasformar­e l’accoglienz­a in integrazio­ne. Un obiettivo che dovrebbe costituire la vera sfida da lanciare a tutte le forze politiche.

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