MIMETIZZIAMO COSÌ I PALI DELLA TRAMVIA
Non v’è dubbio che i pali della tramvia costituiscano una selva «pesante» dal punto di vista percettivo.
Collocandosi tra due emergenze architettoniche di tutto rispetto: la Basilica di Santa Maria Novella e la stazione ferroviaria del Gruppo Toscano, guidato dall’architetto Giovanni Michelucci, due veri simboli della nostra città. Infatti traguardando, reciprocamente, dalla stazione alla basilica e dalla basilica (anche da piazza dell’Unità) verso la stazione, quei pali scuri, quasi neri, si frappongono, disturbando notevolmente la visione. Ma, forse, qualcosa si potrebbe fare e, relativamente, con poca spesa. Anche in questa occasione la storia viene in aiuto, indicandoci la soluzione percorribile con sensibilità artistica, ma anche con senso pratico. Prima del concorso del 1932 per la nuova stazione si sviluppò un acceso dibattito fra uomini di cultura, artisti, architetti, che ebbe il merito di avanzare quelle richieste prestazionali e materiche che condurranno i progettisti a quella straordinaria architettura su cui lo storico Bruno Zevi ebbe a dire: «Col suo monolitico blocco, con la splendida vitrea tettoia interna e le delicate pensiline, è indubbiamente una delle migliori opere al mondo». Per fortuna tra le richieste meta-progettuali presenti nel bando c’era quella di utilizzare per il rivestimento