Bekaert, Rossi chiede altro tempo
Lunedì il governatore Rossi chiederà a Bekaert una nuova proroga. «L’azienda deve sentire su di sè il carico di presentare un progetto di reindustrializzazione e rioccupazione dei lavoratori, rimediando allo scandalo e allo schifo di mandare a casa con una lettera 318 persone e 318 famiglie». Il presidente della Toscana è categorico. Scandisce i suoi auspici a voce alta, come se anche i vertici della Bekaert — l’azienda nel Comune di Figline e Incisa Valdarno specializzata in steelcord — potessero udirlo.
Dopo le visite estive del vicepremier Luigi Di Maio e di Sting, Rossi ha voluto incontrare nuovamente gli operai dell’azienda, confrontandosi con una sessantina di loro all’ingresso dello stabilimento. Due le priorità ribadite dal presidente: «Cassa integrazione per gli operai e proroga della chiusura definitiva, fissata per il 3 ottobre».
Il 22 giugno scorso ogni dipendente si ritrovò nella cassetta della posta un «preavviso di chiusura» dello stabilimento, nel quale si informava la volontà di trasferire la produzione in Romania e Slovacchia: oltre 400 persone, tra operai specializzati e personale di uffici, mensa, manutenzione, avvisate del licenziamento. Da allora gli impiegati della Bekaert hanno avviato uno sciopero con assemblea permanente, ottenendo il rinvio della chiusura (inizialmente stabilita il 3 settembre), presidiando il sito durante la pausa estiva. Dal 19 agosto sono rientrati al lavoro, con tre turni che coprono le 24 ore e una produzione limitata: «Non è facile lavorare in queste condizioni, incerti sul futuro — racconta Franco, uno degli operai — adesso è percepibile il nervosismo all’interno dell’azienda».A colloquio con gli operai Rossi ha rinfrancato le speranze: «Metteremo l’azienda con le spalle al muro affinché vi sia una nuova proroga dei definitivi licenziamenti. Bekaert deve promuovere un progetto di reindustrializzazione». Concetto che esprimerà ai rappresentanti della multinazionale nel tavolo regionale previsto per lunedì 3 settembre.
L’appello La chiusura è fissata al 3 ottobre, l’azienda deve rimediare allo scandalo e allo schifo di mandare a casa 318 persone