L’EMERGENZA E I BANDI, A MAGLIE LARGHE
Le Prefetture e le coop: cosa ha funzionato, cosa no
Molti di loro erano al mare, altri in montagna. La notizia gli è caduta addosso come un macigno. «Il nostro presidente è indagato per frode nella gestione dell’accoglienza migranti». Una tegola per i 300 dipendenti della cooperativa Il Cenacolo, il 65% assunti a tempo indeterminato, il 78% under 45.
Un fulmine a ciel sereno. «Non ci possiamo credere, che ne sarà di noi?». Il Cenacolo è al centro delle indagini, i prossimi bandi potrebbero essere a rischio, i dipendenti hanno paura di perdere il lavoro. Nata nel 1991, di ispirazione cattolica, Il Cenacolo offre servizi socio-educativi per le fasce deboli. Negli anni guadagna la fiducia di enti locali, banche, consorzi di coop. Registra un rilevante balzo con l’emergenza sbarchi cominciata nel 2011.
La Libia è in fiamme. I migranti dall’Africa subsahariana scappano verso Lampedusa. L’isola scoppia. I profughi devono essere redistribuiti. Il Governo, guidato allora da Berlusconi con Maroni all’Interno, vara un piano straordinario di redistribuzione migranti nelle regioni. Nasce così il tanto contestato sistema d’accoglienza delle cooperative: circa 45 euro al giorno per ciascun migrante, che poi diventano 35. Fondi che servono — tutt’oggi — per accogliere e integrare, in teoria. Per vitto, alloggio, mediazione culturale, assistenza legale e psicologica. Fondi provenienti dall’Ue e distribuiti attraverso il Ministero dell’Interno. Dei 35 euro giornalieri, soltanto 2,50 euro vanno al migrante sotto forma di pocket money, i restanti vanno ai gestori, ripartiti tra la cooperativa che si occupa del vitto e dei servizi e il proprietario della struttura. Ma come vengono scelti i gestori? E da chi?
La selezione avviene attraverso i bandi delle Prefetture. In questo caso, è la Prefettura di Firenze a scegliere i candidati. Chi spinto da uno spirito umanitario, chi dai 35 al giorno, tanti si presentano. Anche piccoli bed&breakfast, alberghi. Col passare degli anni, si affacciano anche società che niente hanno a che fare con l’immigrazione: cooperative di pulizie, società di giardinaggio. Non hanno esperienza, eppure talvolta vincono i bandi. Complice l’emergenza, tempi stretti e bandi poco stringenti. Lo dice anche il recente rapporto di «In Migrazione»: i bandi fiorentini sono al terzultimo posto per rigidità dei criteri. Ma l’emergenza è un fatto. E a Firenze arrivano centinaia di migranti. Ad accoglierli, gli operatori delle associazioni che vincono i bandi. Cooperativa Di Vittorio, Cristoforo, Albatros, Oxfam. Caritas e Cenacolo sono le più strutturate.
Si infittiscono i rapporti tra le prefetture e i responsabili delle due associazioni, indispensabili per fronteggiare arrivi sempre più imprevedibili. Spesso, a volte a tarda sera, dalla prefettura parte una chiamata alle cooperative di punta, già vincitrice di bandi, per un’accoglienza dell’ultimo minuto. Nel frattempo, con sempre più profughi, lievitano gli introiti. Nel giro di pochi anni, Il Cenacolo moltiplica il fatturato. E i dipendenti: nel 2013 erano 103, nel 2016 sono 238, molti giovani qualificati appena laureati. Il
2016 registra un fatturato di 12 milioni. L’utile ammonta a 447mila euro. Il presidente Matteo Conti, nonostante i guadagni, continua a percepire uno stipendio da impiegato e si destreggia, con difficoltà, tra nuove strutture e arrivi. Qualcuno lo accusa di leggerezza nella gestione, tra questi anche il presidente di Co&So (il consorzio a cui afferisce la cooperativa) Lorenzo Terzani. Si evince dalle intercettazioni, quando Terzani invita Conti a verificare l’idoneità delle strutture: «Ti rendi conto della tua superficialità?». D’altra parte, ribatte Conti, i migranti sono tanti, la Prefettura si fida del Cenacolo che non può lasciarli per strada. D’altra parte, data l’emergenza, anche la prefettura a quei tempi tende a chiudere un occhio di fronte a strutture non del tutto adeguate. Il 2014 è l’anno incriminato: il Cenacolo partecipa a un bando stringendo alleanza con Eurotravel, la società dei due arrestati, non stimata da tutti. Altri l’hanno scartata come partner. Il Cenacolo invece stringe un connubio e manda i migranti nelle loro proprietà di Lastra a Signa, quelle delle indagini. La proprietà deve pensare all’alloggio, la cooperativa a vitto e servizi. Ma c’è molta confusione: arrivi copiosi, tanta burocrazia, l’accoglienza zoppica. E i richiedenti asilo — dai quali scatta l’indagine — si lamentano. Chi non riceve il pocket money, chi protesta per lenzuoli cambiati raramente, chi per il cibo avariato o insufficiente.
In tutto questo, non è facile adempiere ai compiti che vanno oltre l’accoglienza. Conti lo sa e dà il via libera a nuove assunzioni di operatori sociali. Mette in campo progetti di formazione professionale. Poi, nel 2015, quando la fase emergenziale lascia un attimo di tregua, c’è il tempo di guardarsi indietro e di mettere in luce gli errori. Primo fra tutti, l’alleanza con Eurotravel, che viene sciolta. Ormai, però, il danno è fatto. Le indagini sono partite. Oggi un’assemblea straordinaria rifletterà sul futuro organigramma della cooperativa.