L’INTERNAZIONALITÀ PER ESSERE ANCORA SCUOLA DI DIPLOMAZIA
LA LETTERA
Caro direttore, la Scuola di Scienze Politiche «Cesare Alfieri» ha preso il posto 5 anni fa dell’omonima e assai ben nota Facoltà, assumendo il compito specifico del coordinamento delle attività didattiche svolte dai relativi Corsi di laurea.
Ebbene, della Facoltà la Scuola ha sicuramente fatto propria, oltre alla denominazione, anche la preoccupazione di conciliare sempre al meglio, nella configurazione dell’offerta formativa dei propri Corsi di laurea, le ragioni del rinnovamento con quelle della tradizione.
Questo appunto, in particolare, è quanto ci si è preoccupati di fare anche in occasione del recentissimo riassetto del Corso di laurea triennale in Scienze Politiche, del Corso di laurea cioè per così dire «generalista» e di gran lunga più frequentato.
Anche in questo caso, in effetti, si è cercato di contemperare due fondamentali esigenze: quella di un’offerta formativa sempre all’altezza dei tempi, sia dal punto di vista culturale che da quello dei possibili sbocchi professionali, e quella di un’offerta formativa pur sempre fortemente interdisciplinare, quale condizione imprescindibile per la formazione di laureati dotati di una notevole apertura mentale e di una spiccata flessibilità operativa.
Così certo, fra le novità introdotte, molteplici sono quelle tendenti a favorire una formazione di laureati triennali culturalmente aggiornata e, al tempo stesso, più rispondente alla prospettiva di un loro immediato inserimento nel mercato del lavoro.
Si pensi appunto, in particolare, all’inserimento in ciascuno dei quattro distinti percorsi formativi (c.d. «curricula») del Corso di laurea — Comunicazione e Media, Sociologia, Studi Internazionali, Studi Politici — di un maggior numero di insegnamenti ad essi strettamente correlati, così come di insegnamenti aventi ad oggetto tematiche di bruciante attualità: «Laboratorio di comunicazione generativa», «Sociologia delle migrazioni», «Organizzazioni internazionali e diritti umani», «Politica dell’Unione Europea».
Al tempo stesso, tuttavia, nella configurazione dell’offerta formativa di ciascun «curriculum», si è fatto in modo di preservare comunque un equilibrio significativo fra le cinque «classiche» aree disciplinari (politologica, sociologica, economica, giuridica e storica), anche al di là di quanto imposto dalle stesse prescrizioni ministeriali in materia.
Anche in quest’ottica, del resto, può ben leggersi la stessa rilevante novità dei «seminari-workshop» introdotti al primo anno: ovverosia di una forma di didattica alternativa, avente ad oggetto argomenti di strettissima attualità trattati da una pluralità di docenti di diverse discipline, e implicante una più intensa partecipazione attiva degli studenti, suddivisi in gruppi numericamente contenuti. Il tutto, con lo scopo di far sperimentare agli studenti, fin dall’inizio, il significato ed il valore di uno studio e di una formazione di tipo multidisciplinare, o interdisciplinare che dir si voglia.
Volendo fare soltanto un esempio in proposito, un possibile argomento potrebbe essere benissimo rappresentato dal Trattato di libero scambio fra Unione Europea e Canada (CETA), di cui tanto si è tanto parlato nel recente dibattito politico. Un argomento che, con ogni evidenza, si presta ad essere pienamente inquadrato e sviluppato soltanto attraverso l’uso contestuale e integrato di molteplici approcci disciplinari (giuridico, economico, sociologico, etc).
E d’altronde, l’attenzione nei riguardi della fondamentale esigenza della multidisciplinarietà e della interdisciplinarietà è ben riscontrabile anche nell’offerta didattica propria di tutti gli altri sei Corsi di laurea facenti capo alla Scuola (uno triennale e cinque magistrali). Anche se, ovviamente, in termini meno accentuati rispetto al Corso di laurea triennale in Scienze Politiche, trattandosi di Corsi di laurea destinati alla formazione di specifiche, o comunque più specializzate, figure professionali: assistenti sociali, collaboratori delle organizzazioni della rappresentanza politica o del terzo settore, funzionari delle pubbligua che amministrazioni, operatori del settore dell’informazione, analisti dei fenomeni sociali.
Peraltro, a proposito del Corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali e Studi Europei (RISE), merita certamente sottolineare come, in esso, il combinarsi fra rinnovamento e tradizione sia venuto ad assumere un ulteriore particolare significato, laddove il primo risulta addirittura funzionale proprio alla valorizzazione della seconda.
Si tratta appunto, in questo caso, della prestigiosa tradizione internazionalistica di quella Facoltà «Cesare Alfieri», dalle cui aule sono uscite nel corso del tempo molteplici figure di ambasciatori e di funzionari delle più importanti organizzazioni internazionali.
Orbene, nel corso degli anni più recenti, nell’offerta formativa di RISE si sono effettivamente registrate una serie di novità in grado concorrere decisamente — insieme, s’intende, alla qualità dei docenti del Corso di laurea — al perpetuarsi di quella tradizione.
Si consideri infatti che, ormai da qualche tempo, RISE si è mostrato quanto mai attivo sul nuovo strategico fronte dell’internazionalizzazione della didattica, grazie ad una serie di iniziative estremamente rilevanti, quali l’istituzione di un percorso didattico sviluppato interamente in lin- inglese e l’organizzazione di diversi programmi di laurea a doppio titolo con omologhi Corsi di laurea di Università straniere.
Negli ultimi anni accademici, inoltre, RISE ha registrato un numero quanto mai elevato di studenti iscritti che hanno trascorso periodi di studio all’estero, di Università straniere ospitanti e di studenti iscritti di nazionalità non italiana.
E del resto, anche di recente, risultati tangibili di tutto ciò non hanno certamente mancato di farsi vedere.
Appena un anno fa, per l’appunto, proprio un laureato di RISE è riuscito al primo posto in un concorso bandito dal Ministero degli Esteri per l’accesso alla carriera diplomatica. E, nella recentissima Classifica Censis delle Università italiane (edizione 2018/2019), per quanto concerne i Corsi di laurea biennali degli Atenei statali l’Ateneo fiorentino, proprio con riferimento al gruppo disciplinare «socio politico», si è per l’appunto collocato al primo posto nella particolare classifica della didattica inerente ai rapporti internazionali.
Dalle aule della Facoltà sono usciti molti ambasciatori e funzionari delle più importanti organizzazioni internazionali