L’ex calciante resta in cella. Lui: non volevo far male
Secondo il gip «potrebbe riprovarci». I legali avevano chiesto i domiciliari: «Ora ricorso»
Resta in carcere Rolando Scarpellini, l’ex calciante che, armato di pistola, mercoledì ha scatenato il panico all’Isolotto con conseguente caccia all’uomo durata ventiquattr’ore. L’udienza di convalida del fermo di polizia giudiziaria si è tenuta ieri mattina nel carcere di Sollicciano. Il gip Alessandro Moneti ha disposto la custodia cautelare in carcere, così come aveva richiesto il pm Leopoldo De Gregorio per pericolo di reiterazione del reato mentre non ha convalidato il fermo della polizia ritenendo insussistente il pericolo di fuga.
Scarpellini, assistito dagli avvocati Christian Vannucchi e Laura Grillo del Foro di Prato, è accusato di minaccia aggravata, porto illegale di armi e ricettazione. Al giudice ha raccontato la sua versione dei fatti, ribadendo quanto aveva già detto ai poliziotti giovedì mattina nel corso del primo interrogatorio subito dopo essersi costituito: «Non volevo fare del male a nessuno, non ho minacciato nessuno con la pistola». Scarpellini ha detto che quando è tornato la seconda volta al bar dell’Isolotto aveva la pistola nella cintura e ha spiegato che sta attraversando un momento di grande difficoltà personale a causa di problemi in famiglia e lavorativi. I legali di Scarpellini avevano chiesto al gip i domiciliari. «Faremo ricorso al Riesame» ha spiegato l’avvocato Vannucchi.
Intanto le indagini della squadra mobile e della polizia scientifica proseguono per accertare la provenienza delle due pistole e relative munizioni che erano nella disponibilità dell’ex calciante. Scarpellini ha spiegato alla polizia che la calibro 6.35 l’ha comprata da un rom mentre l’altra pistola è risultata rubata cinque anni fa a Montespertoli.