Bolgheri, il viale da cartolina è malato A giorni il taglio di ottanta cipressi
Piante attaccate dal cancro della corteccia: 130 sono in cura e possono essere ancora salvate
Più del castello, delle stradine carducciane, del piccolo cimitero dei nobili e delle vigne del Sassicaia, è il viale dei cipressi la cartolina più gettonata di Bolgheri. La più comprata dai turisti. L’anima segreta del borgo in cui trascorse parte della sua vita Giosuè Carducci. Che rese celebre il viale con un’’ode ai cipressi che «…alti e schietti van da San Guido, in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar .... ».
Tra le colline e il mare, il viale emerge dalla pianura bolgherese formando «un maestoso e spettacolare taglio geometrico» che colpisce il visitatore per il suo «effetto prospettico avvolgente e per un’atmosfera che suggestiona e incanta», si legge nella relazione di accompagnamento alla decisione della provincia di Livorno di abbattere, a partire dai prossimi giorni, 80 cipressi malati e curarne altri 130. Sì perché il viale, che nel 1995 è stato dichiarato bene artistico e storico, è gravemente malato. Tutta colpa del Seiridium cardinale, il cancro della corteccia del cipresso, arrivato in Italia negli anni ’50, pare per via del legno malato delle casse di munizioni della seconda guerra mondiale. La vita del viale candidato a patrimonio dell’Unesco, è stata per la verità travagliata fin dalla nascita. Progettato nel ‘700 come semplice stradone diritto, nel 1830 Guido Alberto della Gherardesca, discendente del conte Ugolino, decise di arredare il viale con i platani, ma i bufali che popolavano le terre dei nobili se li mangiarono avidamente. Il nobile passò poi ai pioppi, pensando che potessero avere miglior fortuna. Ma i bufali presero d’assalto anche loro. Gli fu suggerito allora di piantare i cipressi, e questa volta andò bene: ai bestioni le nuove piante risultarono indigeste.
Così cipresso dopo cipresso — in tutto sono oggi 2400 — nacque il viale che ha ammaliato molti personaggi in vacanza lungo la costa, da Sarah Fergusson ad Andrea d’Inghilterra, da Harrison Ford a Matteo Renzi, che nel suo ultimo libro, «Avanti», ha voluto in copertina proprio la foto del viale. Dagli anni Novanta però i cipressi di Bolgheri sono sotto cura. Diversi gli interventi di abbattimento e di reimpianto. Roberto Danti, del Cnr, spiega: «Li abbiamo censiti di recente e rispetto al tempo del Carducci ne mancano circa trecento».
L’unico sistema che potrebbe salvare i cipressi dall’abbattimento, aggiunge l’esperto del Cnr, sarebbe il loro monitoraggio costante per consentire di intervenire al primo apparire del cancro. Che se preso in tempo basta anche un’ efficace potatura per neutralizzarlo. Ma il monitoraggio comporta investimenti che la Provincia di Livorno non è in grado di sostenere. «Il viale del Carducci è il simbolo del fallimento della riforma delle province. Le competenze sono confuse, non c’è coordinamento. Noi avevamo in cassa 200 mila euro e li abbiamo spesi tutti nell’intervento che comincerà nei prossimi giorni», spiega il presidente Alessandro Franchi.
Cipressi malati, erbaccia che impedisce, come polemizza Gaddo della Gherardesca, la visione del paesaggio, la strada trasformata in autodromo (il limite di velocità è a 60 km ora ma le auto sfrecciano anche 180 orari) e i lati del viale, dove si dovrebbe camminare a piedi, ripieni di rifiuti: non c’è neanche un cestino. Qualche anno fa il fotografo Oliviero Toscani sostenne che il viale era un esempio della poca intelligenza delle amministrazioni pubbliche. «E’ ridicolo infatti che il viale più bello della penisola non sia stato reso usufruibile a pedoni e ciclisti, ma trasformato in una sorta di autodromo»
Negli anni si sono susseguiti progetti per rilanciare il viale (Zeffirelli ad esempio propose di chiuderlo e farne un parco per la poesia). Tante idee e zero realizzazioni. Sporco e malato, ecco cosa è oggi il viale. Tuttavia un barlume di buona notizia si intravede. Viene dai laboratori del Cnr di Firenze dove in questi anni sono stati isolati i cipressi più vigorosi del viale, quelli che risalgono agli anni del Carducci. Si sono rivelati resistenti al cancro e 350 piante sono pronte per essere reimpiantate. Così tornano i cipressi «schietti» del poeta e forse ha ragione Zeffirelli: solo la poesia può salvare il viale di Bolgheri…
Gli altri problemi Le auto che sfrecciano ad alta velocità e i rifiuti abbandonati