Cardini e l’antifascismo (declinato al plurale)
Nell’ultimo libro dello storico le conseguenze di un dibattito mai del tutto esaurito
«Il comunismo e il fascismo, il totalitarismo e la seconda guerra mondiale, hanno scavato il cuore di tenebra del Novecento». Per calarcisi dentro, per discendere agli inferi, occorre analizzare, documentare, sfatare luoghi comuni allo scopo di capire o cercar di capire, che cosa sia accaduto in quel secolo di ferro. A compiere questo affascinante viaggio è uno storico di razza, Franco Cardini, fiorentino e dissacratore di professione riguardo le facili verità, le superficiali e rassicuranti teorie date per acquisite, il politicamente corretto.
Neofascismo e neoantifascismo è un piccolo ma prezioso libro che lo storico ha dato alle stampe per i tipi della casa editrice viareggina La Vela e che sarà in libreria a metà di settembre. Arricchito da un invito alla lettura di Antonio Pennacchi, dalla prefazione di Marco Tarchi e dalla postfazione di Stenio Solinas, il libro è un’entrata a gamba tesa nel mai esaurito, anzi riattualizzato dibattito su fascismo e antifascismo, comunismo e anticomunismo, e sulle conseguenze pratiche che esso comporta. Cardini sostiene che così come vi sono stati molti fascismi vi sono altrettanti antifascismi, di fatto diversi tra loro e che vanno ricollocati storicamente.
Si può essere antifascisti socialisti, liberali, cattolici il che non è affatto la stessa cosa. Eresia? Giustificazionismo? Neanche per sogno. Ci si può definire anti-anti a patto di declinare il proprio tipo di opposizione. Al contrario se se ne fa una questione puramente ideologica, demonizzatrice a priori facendo d’ogni erba un fascio, si cade in un tipo di totalitarismo di segno opposto. «Vi sono mille modi di essere antifascisti, così come vi sono mille modi di essere anticomunisti» sottolinea Cardini. Anche oggi i movimenti populisti, presenti non solo in Italia, vengono spesso assimilati a una sorta di fascismo spurio, dalle caratteristiche nuove ma pur sempre ritenute pericolose.
Non è questo l’antifascismo di cui si ciba Cardini e pertanto ha inventato la categoria dell’anti-antifascista. In uno dei capitoli più sapidi di Neofascismo e neoantifascismo, l’autore critica severamente la legge sul negazionismo, approvata nel 2013, nella quale si istituisce il reato secondo cui chiunque si renda responsabile di «apologia, negazione, minimizzazione, dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra» rischia fino a tre anni di carcere e centomila euro di multa. Secondo Cardini la dicitura stessa «minimizzazione» è fortemente ambigua: con quali strumenti sarebbe infatti possibile stabilirla o misurarla? Ma la questione centrale è che «non esiste fatto storico che possa essere stabilito per legge come perfettamente e definitivamente ricostruito». Pertanto la libertà della ricerca, da non confondere con certe pagliacciate neo-nostalgiche, non può essere in alcun modo limitata, tantomeno ex lege.
Nessun fatto storico può essere stabilito per legge come ricostruito in modo perfetto e definitivo