Corriere Fiorentino

Le fasce diverse dei capitani? Simboli

I giocatori contro l’omologazio­ne voluta dalla Lega: si aspetta il no della Fiorentina

- Di Ernesto Poesio

Avolte si può (anzi si deve) anche rispondere di no. Per esempio davanti a qualche regola (un po’ assurda) calata dall’alto approfitta­ndo di un’estate calcistica, assuefatta ai soliti stanchi riti: mercato, racconti dai ritiri e foto di qualche nuova wags. Così la Lega Calcio ha deciso di obbligare tutti i capitani delle squadre a indossare la stessa (peraltro brutta) fascia di capitano.

Omologazio­ne. È questa la parola d’ordine di un sistema che invece di pensare a come riportare la passione negli stadi esaltando le identità, da anni sceglie di eliminare il più possibile le differenze. Ci hanno provato anche con l’inno ufficiale prima delle partite, composto da Giovanni Allevi, che avrebbe dovuto sostituire quelli dei club all’ingresso in campo. Operazione fallita, con i vari Parigi e Venditti che continuano (per fortuna) a risuonare negli stadi e con la musica ufficiale della Lega relegata a fastidiosa sigletta da ascoltare giusto perché non se ne può fare a meno. Piuttosto imbarazzan­te, insomma. Proprio come nel caso della fascia, con il viola Cristiano Biraghi che dal ritiro della Nazionale ha fatto capire che per gli uomini della Lega sarà dura far rispettare la regola, almeno a Firenze. «La fascia di Astori non si tocca», ha sentenziat­o il terzino, esprimendo così il pensiero non solo dello spogliatoi­o, ma anche di una città intera (noi compresi). Dopo il capitano dell’Atalanta Gomez, dopo quello della Roma De Rossi e pure dopo quello viola Pezzella, ecco un altro calciatore che esce allo scoperto. Ma le società? La Fiorentina per ora ha scelto di affidarsi ai propri calciatori senza però prendere posizione, almeno ufficialme­nte. Un silenzio che però stride, soprattutt­o ora che il club viola avrebbe necessità di dimostrare attaccamen­to alla propria identità, messo in dubbio da una frangia di contestato­ri. C’è da augurarsi che stavolta la società scelga di scendere in campo. Sarebbe un bel segnale alla città e alla Lega. Un modo per dire che il calcio non è solo conti economici. Ma anche memoria, la propria, che ogni club ha diritto di conservare. Anche con un pezzo di stoffa colorato.

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