Sono tornati a Prato i tre capolavori deportati a Vicenza
In mostra da domani i quadri che Zonin portò a Vicenza quando comprò la banca
«Due caffè». L’estenuante trattativa che da domani permetterà ai pratesi di tornare ad ammirare Carvaggio, Filippo Lippi e Bellini nella Galleria degli Alberti ha subito la sua svolta in quel punto della storia, alla fine di un pranzo primaverile nel ristorante del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci: da una parte del tavolo c’è il responsabile dei territori di Banca Intesa San Paolo, Stefano Barrese; dall’altra il sindaco di Prato Matteo Biffoni. Che dopo aver affrontato per ore la questione del credito in città si decide a parlare di quei quadri, del simbolo artistico — forse a lungo ignorato, ma certamente perduto — di una identità economica cittadina.
Alla fine Biffoni la spunta. Riesce a convincere Barrese che la «sua battaglia» è giusta: «che sarebbe magnifico restituire quelle opere alla città, magari mostrandole in occasione della festa più importante, quella l’8 settembre». Sembra impossibile. Ci sono i ricorsi pendenti, la strenua battaglia della curatela della Banca popolare di Vicenza, fallita, che fa di tutto per trattenere in quadri nel capoluogo veneto. Dove erano stati portati — «rapiti», si disse a Prato — quattro anni prima per volere del patron Gianni Zonin, che intanto si era assicurato la proprietà della Cassa di Risparmio cittadina. La trattativa è intricata, tira in ballo le soprintendenze, i tribunali regionali, i curatori: numerosi incontri per sbloccare l’impasse si tengono a Palazzo Pitti. E alla fine i quadri tornano: di notte, nel silenzio dei protagonisti, che torneranno a parlare solo domani in una conferenza stampa. Per raccontare tutto il percorso. E per parlare del futuro delle opere custodite nella galleria.
Quello che va in scena in queste ore, infatti, è un antipasto: «Il 7, 8 e 9 settembre sarà possibile visitare gratuitamente in Galleria una selezione di 11 opere, tra cui i capolavori di Caravaggio, Giovanni Bellini, Filippo Lippi, Puccio di Simone, alcune opere del Cinque-Seicento di area fiorentina e due sculture di Lorenzo Bartolini, artista di Prato attivo nella prima metà dell’Ottocento».Le visite sono previste a partire dalle 15.30 di domani, con gruppi di 25 persone ogni mezz’ora. Poi si penserà al futuro e alla probabile esposizione permanente, alla Galleria degli Alberti, a a partire da gennaio.
«Se ce n’è bisogno noi mettiamo a disposizione sin d’ora Palazzo pretorio. Il ritorno di queste opere — dice Biffoni senza nascondere le sue emozioni — è il capolavoro dei capolavori.