«Un 1938 irripetibile? Troppe parole d’odio»
Ieri la commemorazione, il 20 la cerimonia delle scuse dei rettori: «L’Università fu complice»
Il 5 settembre 1938 nella tenuta di San Rossore a Pisa il re Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali. Ieri nella stessa tenuta, a 80 anni di distanza, la commemorazione, con la deposizione di una corona davanti alla targa nel parco di San Rossore. Tra i presenti la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni: «Per evitare che la storia si ripeta — ha detto — evitiamo le parole d’0dio».
Quel giorno, come ogni giorno, il re Vittorio Emanuele III si alzò presto. Nella sua residenza estiva di San Rossore, i suoi cinque figli ancora dormivano. Come ogni mattina, si fece accompagnare dall’autista, nella sua Balilla nera, in riva al mare per la consueta passeggiata. Accanto al mare, la pineta sterminata. Poi, come sempre, intorno alle 10 rientrò nella villa residenziale per gli affari di Stato.
Arrivarono i segretari coi plichi da firmare. Tra questi, c’era il documento sulle leggi razziali, volute da Mussolini. Il re si appoggiò alla scrivania, impugnò la penna, firmò. Erano le 11. Un segno d’inchiostro, tanto è bastato a cambiare la storia. Ebbero inizio le persecuzioni degli ebrei italiani, cacciati dalle scuole, espulsi dalle università. Tutto cominciò qui, nel parco di San Rossore, dove Vittorio Emanuele III passava sei mesi all’anno tra battute di caccia, mare e lavoro. Oggi la villa residenziale non c’è più, spazzata via dai tedeschi in ritirata. Restano le cascine rosse degli inservienti, i pini marittimi e i covoni di paglia. Al posto della residenza reale, c’è un assolato prato con l’erba seccata dal sole. C’è un ulivo appena nato e una targa dorata: «Pisa non dimentica».
Proprio qui, nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali, si sono tenute ieri mattina le iniziative per ricordare vittime e perseguitati. Ma commemorare non basta. «Non possiamo limitarci alle cerimonie commemorative — ammonisce la presidente delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni — dobbiamo invece chiederci se potrà accadere nuovamente, capire quali erano i segnali premonitori alla firma. E sarebbe miope se oggi non denunciassimo le parole di odio verso soggetti altri che ogni giorno segnano lo spazio pubblico. Ci sono segnali inquietanti che generano incertezza». Non occorre solo ricordare, serve guardarsi indietro e dentro per capire come sia stata possibile tanta crudeltà, alzare la guardia perché qualcosa di simile non si ripeta.
Perché il male trionfi, è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione, diceva il filosofo britannico Burke. Ottant’anni fa ci furono dei buoni, gli accademici, che non fecero nulla, non si opposero alle leggi, tollerarono l’allontanamento degli ebrei dalle cattedre e dalle aule. Ieri il rettore dell’Università di Pisa Paolo Mancarella, in rappresentanza di quel mondo accademico connivente, ha chiesto scusa. «A quel tempo tutta l’Accademia si rese complice ed esecutrice di quell’infamia. Sentiamo forte oggi il dovere di chiedere scusa e tenere alta la memoria». Le scuse culmineranno nell’evento del 20 settembre, nel Palazzo della Sapienza dell’Ateneo pisano, alla presenza della Conferenza dei Rettori e dell’Unione delle Comunità Ebraiche. Sarà la prima volta che in Italia un rappresentante delle istituzioni compie pubblicamente un simile gesto.
Commemorazioni, ma non solo. «Non si possono fare celebrazioni rituali — dice il governatore Enrico Rossi — bisogna prendere lezione dalla storia e saper leggere il presente, visto che oggi si avvertono analogie, ci sono fenomeni che giustificano preoccupazioni rispetto all’insorgere di una cultura razzista che individua capri espiatori rispetto a problemi». E poi: «Veniamo da un’estate dove è stato fatto un goliardico gioco a sparare pallini con carabine di gomma sui neri, è preoccupante». Presenti alle cerimonie anche la vicepresidente della Regione Monica Barni e il sindaco di Pisa Michele Conti, che ha detto: «Aldilà delle parole dobbiamo mantenere vivo il ricordo affinché firme di questo tipo non ci siano più».
Durante la giornata, è stata inaugurata al parco la mostra «1938 – La storia», un ricordo sull’esclusione degli ebrei attraverso foto, documenti e giornali. Il taglio del nastro c’è stato prima dell’arrivo del governatore Rossi, che si è arrabbiato: «Mi è parso uno sgarbo istituzionale». Sempre ieri mattina, si è tenuta la commemorazione al cimitero ebraico di Pisa con la deposizione di una corona in ricordo degli ebrei vittime dalle leggi razziali. Tra gli eventi previsti a Pisa, la conferenza internazionale «A ottanta anni dalle leggi razziali fasciste: tendenze e sviluppi della storiografia internazionale sull’antisemitismo e la Shoah» e a Siena il convegno «1938-1948. Dalla discriminazione alla tutela dei diritti» promosso dall’Istituto Sangalli.
Mancarella
Tutta l’Accademia si rese complice ed esecutrice di quell’infamia. Oggi sentiamo forte il dovere di chiedere scusa e tenere alta la memoria