Pd toscano nel caos, subito a rischio il ticket Gelli-Bonafè
Il ticket che guiderà il Pd toscano è pronto, anzi no, non è mai esistito. Anzi sì, c’era un accordo di base però poi qualcuno ha alzato la posta. A quattro giorni dalla presentazione delle candidature per il congresso regionale, tra i Democratici regna né più né meno il caos. L’ipotesi di un ticket tra l’europarlamentare ultra-renziana Simona Bonafè e Federico Gelli, diventato l’uomo di riferimento dei renziani critici, sembra già saltata dopo neanche 24 ore. Il perché è difficile dirlo. «Luca Lotti ha messo il veto su Federico, non lo vuole né vicesegretario né presidente del partito: teme di perdere peso politico», attaccano i gelliani mettendo nel mirino il deputato, la cui alleanza con l’ex sottosegretario Antonello Giacomelli governa di fatto il partito in Toscana. «Falso, come è falso che a Gelli sia stato promesso uno di quei ruoli. Anche perché è stato lui a chiedere ben altro, e cioè garanzie personali e non politiche», ribattono i renzianissimi vicini a Lotti. E così è andata avanti la giornata di ieri dentro il Pd toscano. Telefonate, accuse e contro-accuse, voci di nuovi accordi possibili o un po’ surreali, come quello basato sulla promessa oggi di un posto a Gelli nella prossima giunta regionale.
(«Se continuiamo a dare questo spettacolo, Federico potrà essere nominato assessore... dalla Lega» è la battuta non troppo scherzosa di un dirigente Pd). Il risultato è che renzianissimi e renziani critici sono ora ben più distanti del giorno prima dell’intervento di Matteo Renzi, che lunedì scorso ha incontrato Gelli per convincerlo a lasciare la corsa e convergere su un candidato unitario dei renziani (Bonafé, appunto). «La candidatura di Gelli è più in campo di ieri», dicono agguerriti i sostenitori dell’ex deputato pisano. «E Bonafè resterà in campo anche se Federico si presenta», è la risposta arrivata in tarda serata dai renziani tendenza Lotti. «È incredibile come non ci si renda conto che il Pd sta barcollando sull’orlo di un precipizio, che può portarci diretti ad un altro bagno di sangue elettorale, l’ennesimo», commenta il consigliere regionale Andrea Pieroni (vicino a Enrico Letta), che invita a «chiudere la “fabbrica dei candidati”» e a fermare l’iter congressuale. La sinistra del partito, che ha lanciato la candidatura di Valerio Fabiani, va all’attacco dei renziani. «Lo spettacolo che sta andando in scena sui giornali è pietoso», dice la consigliera regionale Alessandra Nardini. «Quella che un tempo era la Regione rossa ora rischiamo di consegnarla alla Lega».