«Ma la nuova pista non si farà I 5 Stelle puniranno la Toscana»
Il costituzionalista Merlini: stiamo scivolando verso una repubblica ministeriale
«Io credo che la nuova pista di Peretola non si farà». Stefano Merlini parla da costituzionalista e vede il destino dell’aeroporto già segnato da due questioni. «È sulle opere pubbliche che i partiti si guadagnano il consenso elettorale, facendole in una zona e non in un’altra, e i Cinque Stelle vogliono punire la Toscana e Firenze, in mano al centrosinistra — dice — Due, questo governo ci sta portando in una “repubblica ministeriale”, dove i ministri agiscono sulla base delle esigenze del partito che rappresenta. E Toninelli sappiamo come la pensa su Peretola».
Ecco, professore, ieri è partita la conferenza dei servizi sul «Vespucci». Ma il ministro ha già fatto sapere che il progetto di sviluppo dello scalo è già sottoposto a revisione e che la decisione finale non dipenderà dall’esito delle riunioni a Roma. Se la premessa politica è questa, la conferenza non parte un po’ svuotata?
«Sì, ma non c’è da stupirsi. Torna alla perfezione con i presupposti politici che reggono il governo Conte. Nel contratto Lega-M5S è scritto nero su bianco che i contraenti sono i responsabili di tutta la politica dell’esecutivo. Il Consiglio dei ministri e il suo presidente, che secondo la Costituzione deve mantenere l’unità di indirizzo politico ed amministrativo dell’esecutivo, sono pura appendice dei due partiti. In più, il contratto dice — nel primo paragrafo, non nel terzo o quarto — che è il comitato di conciliazione tra le due forze politiche a prendere le decisioni sulle opere pubbliche, in base ad una valutazione dei costi e dei benefici. Ecco perché Toninelli non ritiene vincolante il Piano nazionale degli aeroporti così come è stato partorito dal Parlamento e dalla Conferenza Stato-Regioni».
Però un governo ha il diritto e anche il dovere di compiere delle scelte. O no?
«Per carità, tutto può essere cambiato. Ma adottando lo stesso metodo usato per approvarlo. Altrimenti si torna a quello che Marco Minghetti scriveva nel 1881 a proposito dell’ingerenza dei partiti nell’amministrazione pubblica e nella giustizia. Si torna allo Statuto albertino». Addirittura.
«Stiamo rapidamente scivolando da una forma di governo parlamentare, dove l’esecutivo ha un’unità di indirizzo politico e amministrativo e si confronta continuamente con le Camere, ad una sorta di repubblica ministeriale, dove ogni ministro si muove sulla base dei desiderata del suo partito o della fazione del partito a cui appartiene. Per questo ogni opera pubblica, non solo l’aeroporto di Firenze, è potenzialmente a rischio: le decisioni saranno prese non considerando l’interesse nazionale ma quello partitico-politico».
La Lega però è favore di molte infrastrutture.
«Sì, quelle che le stanno a cuore, come la Pedemontana. Su Peretola è divisa tra pisani, che pensano — secondo me in modo miope — di difendere il “Galilei” bloccando Peretola, e i vertici regionali. Come si vede, sono gli interessi di due fazioni...».
Lo sa che le daranno di renziano, vero?
«Guardi, ho le spalle larghe. Ho fatto di tutto per affossare l’infame riforma costituzionale di Renzi e considero l’ex premier il responsabile della morte del Pd. Anzi, Renzi si intende di quello di cui abbiamo parlato: anche lui è abituato a far prevalere l’interesse della sua classe dirigente».
Ogni ministro fa ciò che vuole e si preoccupa solo delle esigenze del suo partito Ecco perché Toninelli non giudica vincolante il Piano aeroporti