Corriere Fiorentino

L’ultimo tiro del Gigante

Giancarlo Galdiolo è morto ieri dopo una lunga malattia: se ne va un altro dei calciatori della Fiorentina anni Settanta Otto anni fa l’appello della famiglia al mondo dello sport

- Guetta, Rossi

A voler essere romantici, ma è davvero molto difficile, si potrebbe dire che da tempo lo aspettavan­o i suoi vecchi compagni di una volta. E che ora, purtroppo, dall’uno al cinque i numeri sono stati tutti assegnati. Erano infatti già arrivati Mattolini, Longoni, Beatrice e Ferrante, mancava il 2 che da ieri è sulle spalle di Giancarlo Galdiolo, il «gigante buono», scomparso a soli 69 anni per una forma di «demenza frontale temporale». Maledetta davvero quella squadra, che avrebbe dovuto far sognare i tifosi e che invece è rimasta nella storia solo per i tanti, troppi lutti. Morti improvvise oppure prolungate nel tempo con enorme dolore delle famiglie e comunque tutte poco spiegabili, compresa quella di Saltutti. Senza scordare l’infarto di Antognoni che qualche anno fa tenne col fiato sospeso tutta la città. Era la Fiorentina di metà anni Settanta, quella della pillola Micoren data prima delle partite (però lo facevano anche altri) ma chissà se mai si saprà se tutti questi lutti sono stati solo il frutto di un caso. C’è stata un’inchiesta che ha coinvolto anche Carletto Mazzone, che dal 1975 al 1977 ha allenato quei ragazzi, ma non si è mai arrivati a niente di concreto. E nel 2007 è stata archiviata. Ad annunciare la malattia di Galdiolo furono i figli Eleonora e Alessandro, nel 2010, invocando un aiuto dal mondo dello sport.

I ricordi viola di Galdiolo partono nell’inverno del 1971. La Fiorentina rischia per la prima volta dal dopo guerra la serie B e Oronzo Pugliese, subentrato da poco a Pesaola, non sa più a che santo votarsi. Tra i giovani c’è questo pezzo d’uomo dai piedi non proprio educati, che al secondo allenament­o fa volare il pallone oltre la curva Fiesole, un’impresa mai più riuscita a nessun giocatore viola. Giancarlo Galdiodo viene dalla provincia veneta (era nato a Villafranc­a Padovana il 4 novembre 1948) è simpatico e prima che l’Italia partisse per il Messico aveva fermato in un’amichevole con la Primavera della Fiorentina nientemeno che Gigi Riva. Al di là delle incerte qualità da goleador, il mago di Turi si affeziona subito al ragazzo e ne fa un titolare quasi inamovibil­e, tanto da mandarlo in campo nell’ultima drammatica gara contro la Juventus a Torino.

Avviene il miracolo, cioè la salvezza, e dopo arriva Liedholm, che avrebbe un’altra idea tecnica, ma «badile» (come lo chiamavano Merlo e compagni per via appunto di piedi diciamo poco portati alla costruzion­e del gioco) non molla la maglia fino al 1980. E quando a Firenze plana un altro Giancarlo, tal Antognoni, nasce un’amicizia vera.

I due dormono in ritiro nella stessa stanza e succede che le ragazze adoranti riescano a comunicare con la camera dei desideri chiedendo di Giancarlo: lui risponde senza problemi e si presenta qualche ora più tardi fuori dall’albergo. Un grande cuore viola, che ad un certo punto si specializz­ò nelle punizioni, ovviamente quando non le batteva il Giancarlo più famoso.

Il 31 dicembre 1977 una sua fucilata, o per meglio dire una sua badilata, regalò al Franchi la vittoria contro il Napoli in un’altra stagione maledetta e rimediata con rischio di infarto all’ultimo tuffo. Dalla sua casa di Castrocaro Terme, in Romagna, dove si era stabilito a fine carriera, non aveva mai smesso di difendere quel viola che gli si era attaccato addosso come una seconda pelle. Innamorati­ssimo della vita, ha cominciato ad allontanar­si dal mondo molto prima del triste annuncio di ieri. I vecchi compagni resistevan­o poco più di mezz’ora ogni volta che lo andavano a trovare. Poi a tutti, ma proprio a tutti, veniva da piangere ripensando alla quercia che era, una quercia che ha dato ombra e ristoro ad un paio di generazion­i di calciatori cresciuti a Firenze anche grazie ai suoi consigli.

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 ??  ?? A sinistra Galdiolo durante un’azione di gioco al Franchi (foto Archivio Torrini) Sotto una foto della stagione 1974/75 In prima fila da sinistra Superchi, Beatrice, Galdiolo, Desolati Cappellini, Saltutti Davanti a loro il professor Anselmi medico sociale della Fiorentina
A sinistra Galdiolo durante un’azione di gioco al Franchi (foto Archivio Torrini) Sotto una foto della stagione 1974/75 In prima fila da sinistra Superchi, Beatrice, Galdiolo, Desolati Cappellini, Saltutti Davanti a loro il professor Anselmi medico sociale della Fiorentina
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